Arsutoria Magazine

L’innovazione sostenibile guida la crescita di Industrie Chimiche Forestali (ICF)

Tra gli operatori di riferimento a livello internazionale nella progettazione e produzione di adesivi e tessuti ad alto contenuto tecnologico per calzaturiere e pelletteria, automotive e packaging, Industrie Chimiche Forestali è fortemente impegnata nel rispetto dei valori di sostenibilità e dei principi ESG da oltre un secolo. Il Gruppo ha, infatti, ottenuto le più rilevanti certificazioni del settore chimico e aziendali, e aderisce dal 1997 al programma Responsible Care, che promuove lo Sviluppo Sostenibile dell’Industria Chimica a livello internazionale secondo valori e comportamenti orientati alla salute, alla sicurezza e all’ambiente.

“In questa direzione, lavoriamo da anni sulla sostituzione delle sostanze pericolose presenti nella formulazione dei nostri prodotti e sullo sviluppo di adesivi ecocompatibili e a basso contenuto di VOC (composti organici volatili, ndr), sfidando metodi di lavoro e tecnologie consolidate nel tempo”.

Questo impegno si concretizza nel continuo ampliamento della gamma di prodotti certificati secondo gli standard GRS (Global Recycle Standard), FSC (Forest Stewardship Council), BCI (Better Cotton Initiative), GOTS (Global Organic Textile Standard) e OK biobased.

Inoltre, al fine di valutare gli impatti ambientali generati dai propri prodotti “nel 2019 ICF ha effettuato uno studio LCA (Life Cycle Assessment) sulla produzione di quattro categorie di tessuti, estrusi e impregnati, nel settore della pelletteria e calzaturiero” – afferma Marcello Taglietti.

In collaborazione con il CNR e sulla base della propria analisi LCA, nel 2022 ICF ha introdotto all’interno della Product Category Rule (PCR) “Fabrics” delle norme specifiche per la realizzazione di studi ambientali su tessuti estrusi ed impregnati, oggi attive e utilizzate come riferimento nel settore moda. Grazie a questo importante contributo “nel 2023 abbiamo ottenuto la certificazione EPD (Environmental Product Declaration) per i nostri tessuti estrusi ed impregnati, stabilendo un primato mondiale all’interno del settore calzaturiero. Ciò ci ha consentito di ottenere non solo un vantaggio competitivo, ma anche un supporto a livello di ecodesign per il prodotto finale”.

Più di recente, ICF ha raggiunto l’ importante traguardo della certificazione ISCC PLUS (International Sustainability & Carbon Certification), uno standard riconosciuto a livello globale per la sostenibilità di materiali bio-based, riciclati e di origine circolare. L’azienda ha inoltre adottato il modello Mass Balance, un approccio innovativo che consente l’integrazione progressiva di materiali sostenibili nei processi produttivi di adesivi, garantendo trasparenza e tracciabilità lungo l’intera filiera, riducendo l’impatto ambientale senza compromettere la qualità e le prestazioni dei prodotti.

Accanto a queste certificazioni di rilievo, vale la pena ricordare che nel 2023 ICF insieme ad ACBC, BCorp e Circular Science Company italiana, ha redatto il Manifesto di Sostenibilità, un documento che rappresenta l’impegno etico e la missione dell’azienda nel perseguire pratiche commerciali responsabili e nel contribuire alla riduzione delle emissioni di gas serra. Questo convive accanto al Bilancio di Sostenibilità, giunto alla sua sesta edizione e redatto su base volontaria secondo quanto previsto dai GRI Standards.

“In questo periodo stiamo lavorando intensamente per sviluppare ulteriormente la gamma di adesivi base acqua e solvent free, che negli ultimi anni hanno avuto un sempre maggiore apprezzamento, soprattutto presso i brand del lusso, rispetto ai più tradizionali adesivi base solvente”, aggiunge Marcello Taglietti.


La musette Mono[PA6] di Freitag viaggia in solitaria

Versatile e leggera, connubio perfetto di design minimalista e leggerezza, la musette vanta il peso piuma di soli 125 grammi, ed è quindi perfetta per le giornate più lunghe. Il cordino dalla lunghezza regolabile e il fondo ripiegabile garantiscono ancora più flessibilità, consentendo alla musette di espandersi in base al suo contenuto. Ma non solo: la musette è realizzata in nylon idrorepellente a tre strati, un tessuto innovativo che non necessita di rivestimenti composti da altri materiali. Grazie alla concezione monomateriale, alla fine del suo ciclo di vita può quindi essere riciclata con facilità nella sua interezza.


Moda responsabile: presente e futuro del settore

Moda responsabile. Moda di qualità. Attenzione all’ambiente, rispetto per i lavoratori e trasparenza nella produzione, interna e lungo tutta la filiera. Questi i temi al centro del ‘Luxury Summit 2025’, svoltosi il 7 maggio scorso a Milano e intitolato “Lusso responsabile, garanzia d’eccellenza”. Un tema, quello della sostenibilità, che non riguarda però solo il lusso, ma anzi deve riguardare sempre di più la moda nel suo complesso, dato il suo negativo contributo all’inquinamento del pianeta. E le strade da percorrere per una crescita responsabile sono diverse. A cominciare dalla scelta del materiale e dalle sue caratteristiche. Come sottolinea Chiara Mastrotto, Presidente del Gruppo Mastrotto, “la pelle è il più antico materiale da fonte organica e circolare che, se non processato, dovrebbe essere smaltito. Ma la pelle è anche un materiale che, se ben progettato, è durevole, perché la pelle vive, e nel tempo acquista fascino. Per noi di Gruppo Mastrotto a questa naturale ‘virtuosità’ del prodotto aggiungiamo una progettazione rigorosa, misurabile ed estesa all’intera filiera”.  

“All’interno del gruppo Mastrotto – prosegue Chiara Mastrotto – abbiamo identificato tre direttrici: una tecnica, una quantitativa e una collaborativa. Dal punto di vista tecnico, sviluppiamo materiali che tengono conto dell’impatto sul pianeta e tutti i nostri processi operativi sono volti a ridurre l’utilizzo d’acqua, energia e chimica, con un graduale passaggio da una chimica tradizionale, da fonte fossile, a una chimica anche organica. Dal punto di vista quantitativo, invece, utilizziamo regolarmente l’LCA (Life Cycle Assessment) come strumento per misurare gli impatti. Infine, dal punto di vista collaborativo, promuoviamo collaborazioni come quella stretta con Tod’s lo scorso anno riguardante un progetto di ecodesign, per il quale abbiamo studiato un pellame che potesse rispondere non solo alle esigenze di natura tecnica, fisica e chimica del cliente – quindi aspetti prestazionali -, ma che avesse anche determinate caratteristiche di tracciabilità e carbon emission”.

“Nell’ambito distrettuale, infine, va sottolineato come buona parte dei nostri sottoprodotti conciari, anziché essere smaltiti, diventano materia prima per l’industria a valle, ad esempio della cosmetica, farmaceutica o dei fertilizzanti ecc.”


Sostenibilità e responsabilità estesa e condivisa

Il tema del fine vita del prodotto è strettamente legato a quello della responsabilità estesa al produttore e in un’ottica di filiera. A tal proposito Chiara Mastrotto sottolinea come la responsabilità estesa, per poter funzionare, debba essere, appunto, una responsabilità condivisa, mentre spesso accade che gli investimenti sono a monte della filiera, mentre il valore economico e reputazionale slitti poi a valle. “Come Gruppo Mastrotto, ad esempio, abbiamo lavorato per certificare l’impronta climatica della nostra organizzazione, utilizziamo regolarmente il Life Cycle Assessment ecc., ma tutto questo richiede una complessa e accurata gestione dei dati, competenze e molti investimenti, poi però è soprattutto chi lavora direttamente con il cliente che ne gode i vantaggi. Affinché ci sia una reale transizione sostenibile è necessario immaginare un riequilibrio di filiera che può avvenire solo considerando il fornitore come partner strategico, attraverso una co-progettazione del prodotto oppure condividendo in maniera trasparente i dati ambientali come modalità operativa collaborativa o, ancora, adottando criteri di selezione del fornitore, criteri ESG oltre che prestazionali” – afferma Chiara Mastrotto.

Primavera green ma inverno industriale?

In un momento, come quello attuale, caratterizzato dal cambiamento di approccio alla sostenibilità legato alle elezioni del Presidente Trump negli Stati Uniti, ma anche al cambio di marcia della Commissione Europea che ha accelerato sul tema della competitività, senza dimenticare le varie crisi economiche legate all’incertezza globale – non si rischia che il tema della sostenibilità non sia più tra le priorità in agenda delle aziende?

Secondo Chiara Mastrotto le filiere devono ‘tenere la rotta’ e proseguire lungo un cammino ormai tracciato, perché di investimenti ne sono già stati fatti molti e perché la sostenibilità è prima di tutto un ‘commitment’ di realtà come Gruppo Mastrotto.  “Consideriamo le sfide ambientali e sociali come strutturali e quindi continueremo, insieme ai nostri main partner, ad utilizzare i criteri ESG come elementi dei nostri piani industriali strategici, ma anche come driver sulle scelte operative. Manteniamo dritta la direzione, perché solo in questo modo potremo creare valore. Altrimenti si rischia di assistere a una primavera green, seguita da un inverno industriale”.


Ecodesign e tracciabilità

Il regolamento Ecodesign dell’Unione Europea (ESPR – Ecodesign for Sustainable Products Regulation), che mira a promuovere prodotti più sostenibili e ridurre l’impatto ambientale durante il loro ciclo di vita, si lega a doppio filo al tema della tracciabilità.

Su questo argomento Gessica Ciaccio, Ricercatrice del Dipartimento Tecnologie energetiche e fonti rinnovabili di ENEA, ha ricordato il progetto europeo TRIC, durato 36 mesi e che ha coinvolto oltre 30 partner tra associazioni di categoria dell’industria manifatturiera, enti di ricerca, università ecc., avente come obiettivo quello di dare all’azienda un set di strumenti a supporto della raccolta dati di tracciabilità e sostenibilità, in linea con le nuove normative europee. 

“Il progetto ha fornito tre risultati interessanti. Il primo è un prototipo di piattaforma per la tracciabilità che abilita le aziende a collezionare i dati lungo tutta la filiera -dalla materia prima al prodotto finito, passando anche per le fasi di post consumo, riciclo, emissione di materia prima -. Il tutto supportato da un sistema di blockchain che consente una raccolta, gestione e condivisione dei dati in maniera sicura e affidabile. Il secondo risultato importante è quello di un modello dati olistico, aperto e standardizzato, su cui si poggia l’approccio alla tracciabilità della piattaforma, un modello costruito proprio partendo dalle metodologie degli standard già esistenti, ad esempio la metodologia dell’UNECE per la tracciabilità. Infine, abbiamo in corso un importante contributo alla standardizzazione con un chain workshop agreement, un’iniziativa di pre-standardizzazione portata avanti da Enea (Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile) con UNI (Ente Nazionale di Unificazione) e CEN (European Committee for Standardization). L’obiettivo è quello di definire delle linee guida per la raccolta dati di tracciabilità e sostenibilità per il Digital Product Passport, in collaborazione anche con altri progetti europei che sono attivi su temi ricorrenti nelle nuove normative”.

L’importante, ha ricordato Gessica Ciaccio, è arrivare ad una standardizzazione perché “ora le aziende si ritrovano in un marasma caratterizzato da una mole considerevole di dati da caricare su differenti piattaforme imposte o meno dai brand. È auspicabile riuscire ad arrivare a una situazione in cui l’azienda fa il lavoro soltanto una volta: raccoglie dati, ha già delle linee guida, delle procedure da seguire per organizzare questi dati in una certa maniera per poi fornirli, in modo automatico, alle piattaforme dei brand che li richiedono”.


Gestione rifiuti, riciclo, economia circolare

Lucia Muto, Responsabile dell’Area strumenti economici del Centro Nazionale dei Rifiuti e dell’Economia Circolare di ISPRA, ha sottolineato come la porzione di raccolta differenziata tessile è sempre molto ridotta, non arriva all’1%, un po’ perché c’è una normativa recente in Italia che impone questo obbligo (1 gennaio 2022), un po’ perché manca ancora un decreto attuativo. Inoltre, il settore tessile è un settore particolare, perché non tutti i prodotti tessili immessi sul mercato diventano beni post consumo: molti vengono donati, c’è un mercato in crescita dell’usato ecc. Inoltre, la raccolta è molto eterogenea nei vari Comuni. L’obiettivo resta comunque il riciclo, perché tutto ciò che si riuscirà a riciclare diventerà materia prima e seconda in un’ottica di economia circolare.

Giuliano Maddalena, CEO del Gruppo Safe, che collabora con il consorzio Ricrea e Retex che fanno capo a Camera Moda e a Confindustria Moda Federazione Tessile e Abbigliamento Ex-Smi, ha sottolineato la centralità del controllo della filiera. Prima di tutto perché “per i brand che oggi si affacciano alla gestione del fine vita, quindi della raccolta e riciclo del post consumo, è fondamentale evitare che si associno al brand stesso episodi sgradevoli dal punto di vista ambientale tali da comprometterne l’immagine. Il secondo motivo per cui è fondamentale il controllo di filiera è che noi dobbiamo sapere dove vanno a finire circa 100.000 tonnellate di prodotti post consumo potenzialmente riutilizzabili che sicuramente lasceranno il territorio italiano e che non debbono andare ad alimentare luoghi come il deserto di Atacama, in Cile, sommerso da rifiuti tessili invenduti.”

“Per ovviare a questi problemi – afferma Giuliano Maddalena – stiamo adottando l’Ecoguard Textile, un disciplinare di regole creato sulla falsa riga di quello già in essere dal 2010 per  i rifiuti elettrici. In concreto, oltre a qualificare il fornitore dal punto di vista autorizzativo, stiamo attenti alla parte reputazionale e fisica, cioè verifichiamo sul campo dove il fornitore indirizza il materiale post consumo oppure gli chiediamo di mandarlo solo dove noi abbiamo verificato che questo materiale possa essere rivenduto”.


Innovazione sostenibile

Due realtà nuove, che segnano la strada di quello che potrà essere la moda del domani in un’ottica di rispetto e sostenibilità, sono ZeroW e NextCouture.

Gabriele Rorandelli, Co-founder e CEO di ZeroW – startup che prenderà parte all’Innovation Village Retail di Expo Riva Schuh e Gardabags a giugno 2025 – racconta come è nata l’idea di una piattaforma digitale marketplace, prima nel suo genere, che mette in comunicazione la domanda e l’offerta di scarti e rimanenze di materiale per la moda di lusso: “Tramite la nostra piattaforma siamo anche in grado di tracciare sia la destinazione del materiale per i brand o le manifatture, che recuperare i dati per fornire report di sostenibilità, che in questo modo mettono insieme la sostenibilità economica con quella ambientale”. Naturalmente in questo progetto di upcycling la filiera è fondamentale. Non a caso ZeroW nasce a Scandicci, perché la filiera corta garantisce collaborazione e controllo.

Si basa invece sul concetto di esclusività e zero sprechi il progetto di Chiara Torino, Founder di NextCouture, piattaforma di couture on-demand. “L’idea di fondo è che l’esclusività debba ruotare intorno al concetto di irripetibilità del prodotto più che di inaccessibilità del prezzo, e un prodotto irripetibile può essere solo un capo confezionato su richiesta di chi dovrà indossarlo. Da qui l’idea di una piattaforma e-commerce che consenta ai brand di promuovere e commercializzare capi e accessori personalizzabili. E parliamo di una personalizzazione estrema, quindi poter scegliere ogni aspetto di quel capo: il tessuto, la fodera, i colori, gli item di stampa, i bottoni ecc. La tecnologia è lo strumento che consente questo gioco virtuale in tempo reale, dove l’innovazione è anche nella scalabilità del prodotto unico che diventa industrializzabile, uscendo dalle maglie del processo analogico sartoriale. Da corollario a questo aspetto di vetrina marketplace della piattaforma vi è poi l’accesso attraverso la sottoscrizione di membership, che dà diritto a contenuti o opzioni di personalizzazione dedicati”.

Dove ritroviamo la sostenibilità? “NextCouture risolve il problema alla radice, perché la produzione on demand annulla in nuce la possibilità di generare rifiuti e magazzini di invenduto da smaltire. Inoltre, neppure si attiva il processo di lavorazione e il consumo di materie prime per capi che resteranno senza un destinatario”. Viene prodotto solo ciò che è già venduto.

A Bruxelles si parla di pelle ed economia circolare

COTANCE sta organizzando l’evento “Leather: a Natural Choice for the Circular Economy” che rientra negli appuntamenti ufficiali supportati dalla Commissione Europea nell’ambito della EU Green Week 2025, che quest’anno pone al centro il tema dell’economia circolare come leva strategica per la competitività e la sostenibilità dell’Unione Europea.

L’incontro si terrà l’11 giugno alle ore 14:30 e sarà accessibile esclusivamente su invito in presenza a Bruxelles, oppure online tramite Zoom.

L’evento vedrà la partecipazione di alcuni tra i principali esperti del settore conciario, della sostenibilità e dell’innovazione, che affronteranno i temi chiave della circolarità della pelle, della tracciabilità, della biodegradabilità e delle competenze per la transizione verde. I relatori già annunciati sono Gustavo Defeo (CTC Ars Tinctoria), Deborah Taylor (Sustainable Leather Foundation) e Karl Flowers (Authenticae).

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“Serve un piano industriale” è l’appello risuonato durante gli Stati Generali della pelletteria italiana 2025

Il nostro primato nel mondo non può essere dato per scontato”, ha dichiarato Claudia Sequi, Presidente di Assopellettieri. “Servono interventi strutturali e una reale politica industriale condivisa, per assicurarci tale primato anche nel futuro”. È questo il messaggio, l’appello forte e deciso che ha chiuso la mattinata di lavoro della quinta edizione de “Gli Stati Generali della Pelletteria Italiana”, organizzata da Assopellettieri – l’Associazione che rappresenta le imprese italiane di pelletteria, aderente a Confindustria e a Confindustria Accessori Moda  – in partnership con The European House – Ambrosetti e in co-promozione con il Comune di Firenze.

Claudia Sequi, Presidente di Assopellettieri

Il solenne Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze ha ospitato i tanti operatori italiani del settore pelletteria che insieme, nel 2024, hanno realizzato oltre 12 miliardi di euro di fatturato e un saldo commerciale tra i più attivi d’Europa (seppur in decrescita rispetto all’anno precedente, -9%). Con questi numeri la pelletteria italiana si conferma un pilastro strategico del Made in Italy. L’Italia, infatti, è oggi il secondo esportatore mondiale dopo la Cina, grazie a un modello produttivo diffuso, competitivo e fortemente identitario. Ma per mantenere saldo questo ruolo centrale nel mercato, l’eccellenza non basta. Serve lavorare, e serve farlo in fretta, a un piano industriale serio e lungimirante che sostenga la pelletteria italiana in un mondo che produce di continuo cambiamenti epocali destabilizzanti, come ha spiegato Dario Fabbri, Direttore del mensile Domino. La sua accurata lettura dello scenario-geopolitico ha chiarito come l’attuale conflitto tariffario in atto sia dovuto al tentativo di conquistare l’egemonia sui commerci marittimi che veicolano il 96% delle merci in transito nel mondo. Una guerra di dazi di cui non è facile immaginare le ricadute a livello economico sulla manifattura italiana.


In un videomessaggio Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy, ha ribadito l’importanza del comparto pelletteria per l’economia nazionale, sottolineando la necessità di fare sistema tra tutti gli attori della filiera. Ha anche introdotto alcuni dei temi importanti trattati nella mattinata: formazione, adeguamento delle filiere, il protezionismo la concorrenza sleale di alcuni Paesi, l’adozione di tecnologie abilitanti. Ha ricordato come “il Ministero abbia definito misure per circa 250 milioni di euro a favore di micro, piccole e medie imprese del settore moda. Di questi, 100 milioni sono dedicati al sostegno dello sviluppo di aggregazioni fra le imprese, tanto importanti per potersi confrontare con le sfide del mercato globale.” Urso ha ricordato anche l’impegno del Governo nella valorizzazione di professionalità specializzate sempre più difficili da reperire, attraverso nuovi percorsi formativi e promuovendo l’attrattività dei posti di lavoro della manifattura: “Solo il 20% della forza lavoro del settore è composta da giovani sotto i 30 anni. Questo trend va contrastato. Ci stiamo muovendo anche per favorire il passaggio di know-how fra le generazioni incentivando l’assunzione di giovani sotto i 35 anni.”

Numero di aziende di pelletteria in Europa
Top 10 esportatori di pelletteria a livello globale per valore nel 2023


Cuore pulsante dell’edizione 2025 è stata la presentazione ufficiale del nuovo Studio Strategico sul settore della pelletteria italiana frutto del lavoro condiviso tra TEHA, Assopellettieri e uno Steering Commitee di sei persone, rappresentanti delle tre anime del settore pellettiero italiano: brand, grandi produttori e PMI a marchio proprio.

La prima parte dello studio, restituisce una panoramica dettagliata del settore da cui sicuramente emerge la conferma della leadership italiana nella pelletteria di alta gamma: con 4.532 imprese attive, circa 49.000 addetti e un fatturato di 12 miliardi di euro nel 2024, l’Italia si attesta come il primo produttore europeo, rappresentando da sola il 47% del giro d’affari continentale. Un primato ottenuto nel tempo grazie a un tessuto imprenditoriale coeso e performante, strutturato in distretti industriali che favoriscono qualità, flessibilità e un elevato grado di integrazione tra le fasi della filiera; primato che però va difeso e sostenuto.

A presentare la ricerca è stato Flavio Sciuccati, Senior Partner di The European House – Ambrosetti. Il suo intervento ha inquadrato con lucidità le fragilità e le potenzialità del comparto. Guardando al futuro ha lanciato un monito chiaro: “abbiamo un sistema unico al mondo, ma non siamo abbastanza bravi a raccontarlo. Se non rafforziamo leadership e attrattività, rischiamo di perderlo”. Le sue parole hanno accompagnato i numeri del report, stimolando la riflessione corale sull’urgenza di fare sistema e sottolineando la necessità di rafforzare la competitività e l’attrattività del sistema nel suo complesso, promuovendo un modello di cooperazione lungo tutta la filiera, in grado di valorizzare la complementarità tra grandi gruppi, PMI e fornitori.

Raccomandazioni

Ma è nella seconda parte del report che si delinea con chiarezza la proposta strategica per il futuro da parte dell’Associazione. Un vademecum articolato in sei raccomandazioni operative per il settore e allo stesso tempo un appello alle Istituzioni per affrontare le sfide attuali con strumenti efficaci e per rafforzare e consolidare la leadership internazionale del Made in Italy.

La prima raccomandazione invita a promuovere la sostenibilità economica lungo tutta la filiera, attraverso misure fiscali dedicate, incentivi alla crescita e alla stabilità, e una più equa distribuzione del valore. Segue l’indicazione a costruire un patto di legalità e trasparenza, rafforzando gli strumenti di tracciabilità, ma anche la compliance normativa e contrattuale, per generare fiducia e ridurre le distorsioni. Puntare alla sostenibilità ambientale e sociale come tratto distintivo del Made in Italy, per rafforzare l’immagine del comparto sui mercati internazionali, è la terza raccomandazione.

Emerge poi la necessità di attrarre e formare nuovi talenti, costruendo uno storytelling condiviso che valorizzi i mestieri tecnici e artigianali, promuovendo collaborazioni con istituti formativi e incentivando l’integrazione della forza lavoro straniera.

Altrettanto centrale è il tema dell’innovazione artigianale: non si tratta di sostituire il sapere manuale, ma di affiancarlo con tecnologie avanzate, digitalizzazione e interazione uomo-macchina per migliorare qualità, tracciabilità e attrattività del lavoro.

Infine, l’associazione focalizza l’attenzione sul potenziamento dell’internazionalizzazione, chiedendo supporto per le aziende nell’intercettare nuovi mercati, semplificando l’accesso agli strumenti di finanziamento per l’export e consolidando il ruolo strategico delle fiere come piattaforme di visibilità.

Tra i momenti significativi della mattinata anche la tavola rotonda sul futuro del settore che ha affrontato grandi temi quali sostenibilità, innovazione tecnologica, internazionalizzazione e formazione, attrazione. A parlare, Yoann Regent di Bottega Veneta, Massimo Giardiello (MADE Competence Center), Enrica Baccini di Fondazione Fiera Milano e Antonella Vitiello (MITA Academy).

In chiusura, la Presidente di Assopelletieri, Claudia Sequi, ha ribadito: “La politica industriale non può essere più rimandata e va costruita tutti insieme, noi siamo pronti e disponibili”, e ha concluso con un appello: “Serve un patto chiaro tra associazioni di categoria e Governo per garantire un futuro solido a un settore che è già simbolo del Made in Italy nel mondo”.

Arriva SAMAB, Fashion Technologies Event

Sviluppato con il patrocinio di Confindustria Moda – Federazione Tessile e Moda, oltre che quello delle associazioni di settore ANTIA e Club IACDE Italia, SAMAB è una tre giorni (27-29 maggio 2025) rivolta ai professionisti del settore che potranno scoprire nuovi prodotti, tecnologie all’avanguardia e soluzioni innovative per ottimizzare i processi produttivi. In un momento in cui la filiera della moda è chiamata a fronteggiare sfide sempre più complesse, SAMAB si propone di riunire aziende, stakeholder e associazioni di settore per favorire sinergie e affrontare le trasformazioni del mercato.

 Prima collaborazione tra BUFF® e VEJA

BUFF®, leader mondiale nel settore headwear e neckwear per gli amanti delle avventure outdoor, annuncia la prima collaborazione con VEJA, marchio di sneakers conosciuto per l’utilizzo di materiali ecologici e per il proprio impegno verso l’ambiente. Il modello BUFF® x VEJA reinventa l’iconica scarpa da trekking Fitz Roy di VEJA, combinando funzionalità e colori vivaci, che celebrano lo spirito di avventura e la bellezza autentica della natura brasiliana.  Il risultato è una scarpa che non solo offre resistenza, comfort e aderenza al terreno, ma che si distingue per il proprio stile audace e l’utilizzo di materiali riciclati, rimanendo fedele ai valori delle due realtà di costruire un futuro più responsabile: la tomaia Trek-Shell è realizzata al 100% in poliestere riciclato e con trattamento idrorepellente a lunga durata privo di PFC, l’intersuola presenta il 52% di canna da zucchero e il 3% di gomma amazzonica, mentre la suola è realizzata con il 31% di gomma amazzonica. A completamento della collaborazione, BUFF® ha creato una collezione di accessori ispirati ai colori vibranti della natura brasiliana composta da scaldacollo, fasce e cappellini.


 KEEN e Hiking Patrol presentano il sandalo Hyperport H2

Il sandalo Hyperport H2 evolve l’iconico Newport H2, rendendolo più leggero e confortevole senza rinunciare alla sostenibilità e al DNA di KEEN. L’ibrido tra sandalo e scarpa combina libertà e protezione, diventando un compagno versatile per esplorare ambienti urbani e outdoor. Nel 2024, l’Hyperport H2 ha ricevuto un ISPO Award, riconoscimento per l’innovazione nel design dei prodotti sportivi, consolidandosi tra le proposte KEEN. Con due varianti colore del sandalo Hyperport H2, questa collezione celebra la diversità della vita marina osservabile durante la bassa e l’alta marea, un concetto che permea anche la campagna creativa.

Come per tutte le calzature KEEN, in linea con la filosofia di Hiking Patrol, l’Hyperport H2 è Consciously Created, ovvero prodotto consapevolmente, senza sostanze chimiche permanenti, inclusi PFAS e antimicrobici. Altre caratteristiche includono: calzata originale con ampio spazio nell’avampiede per una maggiore libertà delle dita, allacciatura elastica con chiusura rapida per indossarle e toglierle facilmente, intersuola in schiuma iniettata per una leggerezza sorprendente , soletta ammortizzante con supporto dell’arco plantare e suola Aquagrip per maggiore aderenza su superfici bagnate. Il trattamento idrorepellente durevole e privo di PFAS protegge dall’acqua come le sostanze chimiche permanenti, senza danneggiare il pianeta e Eco Anti-Odor assicura un controllo naturale e senza pesticidi degli odori.


Da Thermore una nuova frontiera nell’isolamento termico

Thermore, azienda con sede a Milano e leader nel settore delle imbottiture termiche per l’abbigliamento, annuncia il lancio di Ecodown Fibers Sync — una fibra libera rivoluzionaria il cui cuore è costituito da fibre a doppia performance, progettate con cura per offrire una morbidezza impalpabile e una resilienza eccezionale. Il risultato è un’imbottitura di nuova generazione, che previene l’agglomerarsi delle fibre — una combinazione rara che assicura volume e comfort anche dopo numerosi lavaggi, e che si adatta sia a capi tecnici dalle linee essenziali, sia a silhouette più strutturate e voluminose. Fedele alla propria tradizione, Thermore compie però con Ecodown Fibers Sync anche un ulteriore passo verso un futuro più sostenibile. Realizzato interamente con fibre riciclate al 100% provenienti da bottiglie in PET post-consumo, questo innovativo materiale testimonia l’impegno costante del brand verso un design più responsabile. Ecodown Fibers Sync è certificato GRS (Global Recycled Standard), a garanzia dell’autenticità dei materiali riciclati e della tracciabilità lungo l’intera filiera produttiva. Inoltre, vanta le certificazioni Bluesign® e OEKO-TEX® Standard 100, che assicurano l’assenza di sostanze nocive e il rispetto dei più rigorosi criteri di sicurezza ambientale e per la salute umana.


TFL ottiene la ricertificazione ZDHC MRSL V3.1 Livello 3 con il massimo dei voti

Un nuovo importante traguardo per TFL Ledertechnik GmbH che ha ottenuto il rinnovo della certificazione ZDHC MRSL V3.1 Livello 3, a conferma del suo impegno verso l’iniziativa Zero Discharge of Hazardous Chemicals (ZDHC) e la gestione sostenibile delle sostanze chimiche nell’industria della pelle.

Questa certificazione, condotta in collaborazione con Eurofins | BLC Leather Technology Centre Ltd. nell’ambito del programma Chem-MAP, conferma che tutti i prodotti TFL elencati nel portale soddisfano i più elevati standard di sicurezza chimica. Il rigoroso processo biennale comprende test completi sulle materie prime e sui prodotti finiti, oltre a verifiche di più giorni presso gli stabilimenti di produzione di tutto il mondo.

Le verifiche sono iniziate presso le sedi di TFL Quinn India Pvt Ltd. a Hyderabad e Mumbai, seguite da TFL China Ltd. a Changzhou. Tutti i siti hanno ricevuto una valutazione di grado A, facendo guadagnare a TFL lo status di Eurofins | Chem-MAP Leader, che riconosce l’eccellenza in tutte le sue attività globali. “Questo risultato riflette la dedizione del nostro team al miglioramento continuo e alla sostenibilità”, ha dichiarato Arunkumar Patil, direttore di Operations, Manufacturing & EHS presso la TFL Quinn India.

“Abbiamo integrato la conformità in tutte le nostre attività, dalla progettazione alla produzione”, ha aggiunto Hu DongQi, Executive Team di TFL Cina.

TFL guarda ora ai risultati degli audit in Francia, Brasile e Italia, continuando a perseguire l’eccellenza nella responsabilità ambientale e nella sicurezza dei prodotti, in linea con la nostra missione di fornire “Ottimi prodotti chimici. Consigli eccellenti”.

 

Foto di gruppo dello staff  TFL nel sito cinese di Changzhou