L’operazione contribuirà al processo di internazionalizzazione e all’ampliamento della gamma prodotti del marchio fiorentino. “Siamo particolarmente orgogliosi di questa unione poiché entra nella nostra compagine sociale un partner che condivide i nostri stessi valori e il nostro stesso codice etico. Questa iniezione di risorse servirà ad ampliare il nostro business e mettere in essere nuovi progetti, anche in termini di ricerca e sviluppo” affermano i due fondatori di ID.EIGHT, lo stilista sud-coreano Dong Seon Lee e la Product Manager italiana Giuliana Borzillo.
Fondato a Firenze nel 2019 , ID.EIGHT propone sneaker evergreen a-stagionali realizzate con oltre il 70% di materiali riciclati, 100% cruelty-free e genderless. La tomaia è ottenuta con materiali Made in Italy derivati da sottoprodotti dell’industria alimentare: BioVeg, ricavato dagli scarti del mais di produzione industriale e dal micelio.; Vegea, realizzato a partire dai raspi, bucce e semi d’uva di scarto; Uppeal, un tessuto simile alla pelle realizzato a partire dalle bucce di mela e dai torsoli. La suola delle ID.EIGHT è in gomma naturale e riciclata, come riciclati sono tutti i materiali che compongono i lacci e l’etichetta. La fodera è in cotone 100% biologico, certificato e traspirante. Tutti i fornitori del brand sono europei, selezionati con cura e certificati secondo standard ambientali internazionali, come le certificazioni ISO e GRS (Global Recycled Standard). ID.EIGHT, inoltre, ha ottenuto il punteggio VVV+, il più alto, nel rating di Animal Free Fashion, promosso dalla Lega Anti Vivisezione.
Il brand di sneaker trendy di alta gamma, il cui acronimo cela i nomi dei 4 fondatori – Damiano, Alessandro, Tommaso, Emiliano, ha scelto di celebrare il suo ventesimo anniversario nella città dove tutto è cominciato, Firenze, con un evento immersivo nella straordinaria cornice della Cattedrale dell’Immagine.
Un luogo simbolico, che fonde la storicità delle sue architetture con la tecnologia visiva più avanzata. Proprio qui, lunedì 17 giugno, in occasione di Pitti Uomo 108, DATE ha messo in scena un’esperienza multisensoriale capace di raccontare — attraverso immagini, suoni e suggestioni — due decenni di ricerca estetica, autenticità e spirito indipendente.
La serata si è articolata con un format narrativo che ha superato il concetto classico di evento. Le proiezioni immersive, realizzate ad hoc, hanno dialogato con la mostra dedicata a Leonardo da Vinci, figura chiave per la cultura toscana e icona di sperimentazione e genio. Un omaggio che è anche personale, data la vicinanza tra Empoli, sede del quartier generale del brand, e Vinci, città natale dell’artista.
La serata del 18 giugno scorso, condotta da Fabiana Giacomotti presso i giardini del Four Seasons Hotel di Firenze, ha riunito ospiti illustri provenienti dai mondi dell’alta moda, dell’artigianato di lusso e delle istituzioni. Protagonista dell’evento è stata la limited edition realizzata in collaborazione con Diego Dolcini: una reinterpretazione in chiave maschile della classica Opanka in versione mocassino nelle tonalità naturali che caratterizzano l’eccellenza del cuoio toscano. “Sono particolarmente orgoglioso di questa collaborazione con Cuoio di Toscana”, ha dichiarato Diego Dolcini durante l’evento. “Dopo aver creato nel 1995 la prima versione speciale della suola Opanka con tacco a spillo, tornare a lavorare su questo iconico modello rappresenta per me un cerchio che si chiude. La maestria artigianale del consorzio e la qualità del cuoio toscano hanno reso possibile dare vita a una calzatura che unisce tradizione e innovazione.”
La limited edition presentata rappresenta un perfetto esempio di come tradizione e innovazione possano fondersi: la particolare tecnica dell’Opanka, che rende suola e tomaia un unicuum realizzabile solo da pochissimi laboratori italiani, è arricchita da una tag nascosta che traccia i vari passaggi produttivi della calzatura, un vero e proprio passaporto di sostenibilità con cui Cuoio di Toscana certifica e garantisce i suoi valori green.
Il viaggio di Castañer inizia con l’iconica zeppa in juta, una collaborazione con Yves Saint Laurent che ha rivoluzionato l’industria della moda e, da allora, non si è più fermato, coniugando la tradizione artigianale con materiali sostenibili per creare scarpe tanto belle, quanto senza Tempo.
In particolare, la Castañer Curated Edition racchiude l’essenza dell’unicità: ogni pezzo, realizzato con materiali pregiati e plasmato da mani esperte, è il risultato di una selezione accurata, in cui ogni dettaglio riflette la precisione e la dedizione di un mestiere affinato nel tempo. A caratterizzare questa linea l’impiego di pelle scamosciata di alta qualità certificata dal Leather Working Group (LWG), un materiale sostenibile e di lusso con una peculiare consistenza morbida e finitura opaca.
La linea Ready-to-Wear rappresenta invece la collezione più all’avanguardia, che porta le ultime tendenze nell’universo Castañer. Ogni pezzo è disegnato in modo unico e realizzato a mano con materiali pregiati, combinando stile contemporaneo e artigianato.
“Se guardiamo il dato estero più in dettaglio – afferma Raffaello Napoleone, AD Pitti Immagine – è interessante notare che il totale europeo compensa le oscillazioni, in un senso e nell’altro, dei singoli paesi, mentre le spinte positive maggiori vengono da fuori Europa: Stati Uniti e Cina in primo luogo, seguite da Giappone e le altre economie del sud-est asiatico. Interessanti anche i numeri in crescita di grandi mercati che finora avevano avuto presenze molto contenute: parlo di Australia, Brasile e India. Così come hanno registrato performance molto buone le presenze da gran parte dei paesi dell’Est e dal Medio Oriente, fino ai nuovi mercati dell’Asia Centrale. A dimostrazione che Pitti Uomo non è solo termometro sensibile dei movimenti commerciali ma è anche, molto spesso, il porto in cui sbarcano le avanguardie dei nuovi compratori della migliore moda maschile”.
In totale sono stati circa 5.450 i buyers esteri e poco meno di 6.000 quelli italiani. La lista dei principali arrivi esteri: Germania, Regno Unito, Spagna, Olanda, Giappone, Turchia, Stati Uniti, Francia, Svizzera, Belgio, Cina, Grecia, Polonia, Portogallo, Russia, Austria, Corea del Sud, Canada, Danimarca, Australia.
“Non è solo questione di numeri – aggiunge Agostino Poletto, direttore generale di Pitti Immagine – perché l’atmosfera in questi quattro giorni è stata veramente positiva, fin dalle prime ore. Il merito principale va agli oltre 740 espositori che hanno creduto e investito nel salone, alle loro collezioni che incorporano memoria di alta manifattura insieme al talento innovativo, che infondono contenuti di contemporaneità ed elementi di funzionalità nei diversi canoni del vestire maschile”
Pitti Uomo ha anche in questa edizione lavorato con convinzione sulle collaborazioni internazionali – dal focus su moda e lifestyle coreani della novità CODE Korea, a Scandinavian Manifesto, le eccellenze giapponesi di J∞QUALITY, la creatività di China Wave. Senza dimenticare i brand francesi di Promas e quelli spagnoli di ICEX, fino al supporto alla moda ucraina di Angel for Fashion. I quasi 130 eventi in calendario a questa edizione hanno riscosso successo e tanta attenzione. Solo per citarne alcuni, molto apprezzati dai migliori addetti ai lavori i guest degli eventi speciali promossi da Pitti: da Homme Plissé Issey Miyake, ospite d’onore con uno straordinario, molteplice evento – mostra e sfilata – a Villa La Petraia; la prima sfilata del brand coreano PAF (Post Archive Faction), guest designer in Stazione Leopolda, che ha ospitato anche lo special event firmato dal marchio giapponese di ricerca Children of the Discordance; fino al debutto nel menswear del talento italiano Niccolò Pasqualetti, presentato con una sfilata al Teatro del Maggio che ha incantato stampa e buyer.
Marchio italiano di accessori da viaggio, nato dallo sviluppo di due brevetti di Chiara Caramelli, ZOOM BAGS realizza prodotti pensati per il viaggiatore contemporaneo: Innovativi nelle soluzioni, Sostenibili nei materiali e nel concept e Personalizzabili nel design. Il progetto nasce dall’idea di ridurre l’ingombro della valigia per renderla più sostenibile durante il processo di produzione, trasporto e stoccaggio, ma anche adattabile agli spazi. ZOOM BAGS valorizza la Circolarità attraverso l’uso di materiali riciclati, riciclabili e dead-stock, realizzando accessori unici e durevoli, che accompagnano il viaggiatore del Terzo Millennio.
Ne è un esempio l’innovativo trolley “POP-UP”, realizzato con materiali circolari valorizzati secondo il processo rigenerativo che conferisce una seconda vita ai materiali di scarto: i gusci sono in gomma E.V.A. 60% riciclata proveniente dal recupero di suole per scarpe pre-consumo e le fodere in tessuto PES 100% riciclato da bottiglie in plastica post-consumo o dead-stock di produzione tessile.
Il guscio in gomma E.V.A. morbida è estremamente resistente agli urti e in caso di caduta accidentale, “Pop-Up” rimbalza anziché rompersi. Le ruote grandi e silenziose, perfettamente scorrevoli, sono sostituibili in caso di usura e, mediante un sistema di sgancio rapido e semplice, possono essere smontate agevolmente a casa, lavate e rimontate oppure sostituite in autonomia se danneggiate, acquistandole come accessorio di ricambio. Per assicurare ai viaggiatori un prodotto eccellente, “Pop-Up” è stato sottoposto a Test di Qualità estremi presso l’ente leader di certificazione SGS, superando tutti i tests di caduta, resistenza di ruote e maniglie, e resistenza al calore.
Si parlerà di “Innovazioni sostenibili nei processi conciari – Sfide e prospettive” il prossimo venerdì a Serino (Avellino) in occasione del XVIII Convegno Campania dell’Associazione Italiana Chimici del Cuoio. Un’occasione di confronto per fare il punto sulle ultime trasformazioni del settore con importanti contributi della Stazione Pelli, dell’Assomac, l’associazione dei costruttori di macchine, e di aziende locali. Tra gli argomenti affrontati nel corso della cena-evento, l’impatto dei chemicals in conceria, la pelle biodegradabile, il ruolo della diagnostica, il calcolo della LCA della pelle.
L’appuntamento è per il 17 ottobre alle ore 18. Di seguito la locandina dell’evento
L’incontro, moderato da João Maia, Direttore Generale di APICCAPS – l’associazione dei calzaturieri portoghesi – ha offerto una panoramica su tre dimensioni: l’analisi dei trend globali, le nuove soluzioni di prodotto sostenibili e il ruolo centrale dell’ecodesign nella formazione e nello sviluppo industriale.
Un’industria globale in trasformazione
Aprendo la sessione, Joana Vaz Teixeira di World Footwear ha presentato i dati del World Footwear Yearbook 2025, analizzando l’andamento del settore calzature: la produzione mondiale ha raggiunto 23,9 miliardi di paia nel 2024, ma la crescita nell’ultimo decennio è stata minima (+3,9%) rispetto all’aumento della popolazione.
Per quanto riguarda i paesi produttori, quasi il 90% delle calzature è realizzato in Asia, con un progressivo spostamento delle quote dalla Cina ai Paesi limitrofi. Allo stesso tempo, il prezzo medio all’export ha registrato un calo del 4% nel 2024, segnalando un mercato sempre più complesso e competitivo.
La nuova generazione di prodotti sostenibili
Il cuore del talk è stato l’intervento di Maria José Ferreira, Direttore di ricerca del Centro Tecnologico Calzaturiero (CTCP) e responsabile del progetto BioShoes4all di cui ha presentato i risultati.
BioShoes4All è la più grande iniziativa mai intrapresa dall’industria calzaturiera portoghese, con 70 partner coinvolti e un investimento di oltre 60 milioni di euro.
Tra le innovazioni comunicate da Maria José Ferreira figurano biomateriali ottenuti da sottoprodotti agroalimentari, come gusci di riso, castagne, bucce di pomodoro, alghe, conchiglie di cozze, fondi di caffè o corteccia di pino, insieme a bio-chemicals locali per la concia della pelle, capaci di sostituire sostanze importate e ridurre fino al 50% l’uso di acqua e prodotti chimici.
Il progetto ha anche sviluppato componenti e suole in materiali riciclati, tra cui EVA, gomma, cuoio e PVC, con un contenuto di riciclato che può arrivare a toccare il 90%. A completare il quadro, nuovi processi circolari consentono di valorizzare non solo gli scarti della produzione, ma anche i rifiuti post-consumo, come uniformi dismesse o calzature disassemblate.
Ferreira ha sottolineato come il progetto non sia importante solo per l’aspetto della ricerca tecnologica, ma anche per il movimento culturale che coinvolge aziende, istituzioni e consumatori nella transizione verso un modello circolare e “zero waste”.
Ferreira ha sottolineato che questi risultati rappresentano solo l’inizio: “Abbiamo più di 120 soluzioni già pronte o in fase di test, tutte misurate con metodologie scientifiche di LCA e PEF, per garantire trasparenza e credibilità. Non si tratta di greenwashing, ma di vera innovazione industriale”. Ad esempio, aggiunge: “Alcuni materiali come l’Ecolite Leather o i tessuti spalmati con oltre il 70% di bio-content sono già disponibili a livello industriale e applicabili non solo alle calzature, ma anche ad altri settori come l’automotive”.
L’ecodesign come chiave per il futuro
A chiudere la conferenza, Matteo Pasca, direttore di Arsutoria, che ha sottolineato l’importanza di integrare principi di ecodesign nei percorsi formativi che si occupano di design e sviluppo tecnico.
Tra le pratiche che andrebbero sempre più applicate in laboratorio e insegnate in aula: l’ottimizzazione dei consumi (pattern making e nesting più efficienti per ridurre scarti di pelle); progettazione mono-materiale, che semplifica il riciclo grazie all’uso di famiglie di materiali compatibili; e prototipazione digitale in 3D, che accelera lo sviluppo riducendo i campioni fisici.
Pasca ha evidenziato che la vera sfida non è solo tecnica ma culturale: il settore deve abituarsi a pensare e insegnare il design in ottica circolare, formando nuove generazioni di professionisti pronti a guidare il cambiamento.
Per la seconda volta, Nuosmiq partecipa come marchio emergente a MICAM Milano. La designer e founder Heesoun Qim ha sviluppato una metodologia che unisce progettazione artigianale e sperimentazione su materiali non convenzionali. Alla base di Nuosmiq c’è il racconto. Ogni collezione nasce da un tema narrativo che si intreccia con materiali inaspettati e processi innovativi. Allo stand dedicato ai Designer Emergenti, Nuosmiq ha presentato la collezione “City”, in cui i tacchi sono stati realizzati con plastica riciclata: un lavoro di fusione e stampaggio che ha richiesto studi approfonditi per ottenere densità e stabilità adeguate.
Invece, spiega Heesoun Qim, “con la collezione SS26 Saviour of Society abbiamo scelto di lavorare con le tute ignifughe dei vigili del fuoco, trasformandole in nuovo filato da cui ricaviamo tomaie e altri dettagli. L’aramide, materiale tecnico resistente al calore, una volta rigenerato acquisisce un doppio valore: da un lato garantisce prestazioni elevate, dall’altro diventa simbolo di coraggio e protezione.” Nuosmiq punta al mercato europeo puntando sulla distribuzione di boutique e concept store. Parallelamente porta avanti un forte impegno sociale e ambientale. “Creiamo prodotti riciclando risorse altrimenti destinate a essere gettate e sosteniamo campagne per un pianeta sostenibile, come la Camminata dell’Istituto Nazionale di Ecologia ed Earth Land” racconta Qim. Il brand è anche membro ufficiale di 1% for the Planet, attraverso cui devolve l’1% del fatturato annuo a organizzazioni ambientali internazionali e no-profit. “Il nostro obiettivo,” conclude Qim, “è costruire un progetto di design circolare e sostenibile, passo dopo passo.”
Stahl ha annunciato la riapertura del suo stabilimento di Ranipet, in India. Un traguardo che segna un passo significativo nel percorso di trasformazione della compagnia e rafforza l’importanza strategica della sua presenza in India, una delle economie più grandi e in più rapida crescita al mondo.
Inaugurato originariamente nell’aprile 2000, lo stabilimento di Ranipet è rimasto operativo fino alla sua chiusura nel 2019. Avendo ceduto le attività legate allal fase umida della pelle, lo stabilimento è stato ufficialmente riaperto con un programma incentrato sulla rifinizione e sui rivestimenti ad alte prestazioni e per imballaggi.
“La riapertura del nostro sito di Ranipet è una tappa importante nel percorso di trasformazione di Stahl”, ha dichiarato Maarten Heijbroek, CEO di Stahl. “Questo investimento riflette la nostra attenzione strategica e allinea le nostre capacità alle future esigenze del mercato. La possibilità di produrre localmente in India, un mercato in crescita essenziale, rafforza la nostra posizione e ci consente di supportare meglio i nostri clienti con soluzioni personalizzate e innovative”.
Lo stabilimento di Ranipet, recentemente rinnovato, riunisce sotto lo stesso tetto la produzione, il reparto ricerca & sviluppo e i laboratori.
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