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Un 2024 in sofferenza per il menswear italiano

Secondo una nota a cura dell’Ufficio Studi Economici di Confindustria Moda,  dopo tre anni in continua crescita, il fatturato è in calo del -3,6%. Con riferimento ai singoli micro-comparti, tutti sono interessati da dinamiche negative, ad eccezione dell’abbigliamento in pelle.

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Febbraio 2025

Un 2024 in sofferenza per il menswear italiano

Dopo anni di crescita, il 2024 si profila come un anno di “sofferenza” per la moda in generale e per il menswear italiano. In un contesto di grandi incertezze, i maggiori timori sono da ricondurre alla minor propensione all’acquisto dei consumatori, ai forti aumenti dei costi, al rallentamento di molte importanti economie, nonché alle tensioni geopolitiche legate sia ai diversi conflitti in atto, sia ad una serie di elezioni politiche chiave, come quelle europee del giugno scorso e quelle americane più recenti.

Secondo le stime elaborate dall’Ufficio Studi Economici di Confindustria Moda, la moda maschile italiana (in un’accezione che comprende la confezione, la maglieria esterna, la camiceria, le cravatte e l’abbigliamento in pelle) è attesa archiviare il 2024, dopo tre anni in continua crescita, con un fatturato in calo del -3,6% rispetto a quello dell’anno precedente. Nel 2024 il fatturato del menswear italiano, pertanto, si porterebbe a 11,4 miliardi di euro, coprendo così il 18,9% della filiera Tessile-Abbigliamento italiana.

Con riferimento ai singoli micro-comparti qui esaminati, nel 2024 risultano tutti interessati da dinamiche negative, ad eccezione dell’abbigliamento in pelle. Nel 2024 il valore della produzione (si ricorda che tale variabile si propone di stimare il valore dell’attività produttiva svolta in Italia, al netto della commercializzazione di prodotti importati) presenta un decremento del -4,0% sul 2023. Nel corso dell’anno le vendite oltreconfine si sono mantenute positive, sebbene con ritmi più contenuti: per l’export si prevede una variazione pari al +0,6%. Il livello complessivo delle vendite estere passerebbe, dunque, a circa 8,9 miliardi di euro. L’incidenza dell’export sul fatturato totale del comparto si continuerebbe ad irrobustire, arrivando a pesare il 77,8%.

Al contrario, relativamente all’import, si prospetta una flessione del -6,6% nei dodici mesi, per un totale delle importazioni settoriali pari a 5,3 miliardi.

Visto il suddetto andamento degli scambi con l’estero, per l’attivo commerciale settoriale si attende un miglioramento, il surplus complessivo dovrebbe salire, infatti, a oltre 3,6 miliardi nell’intero anno.

Import e export

Un quadro maggiormente dettagliato mostra, da gennaio a settembre 2024, come l’export di menswear si sia mantenuto positivo, registrando una crescita del +1,0%, raggiungendo i 7,1 miliardi di euro. Al contrario, sul fronte import, nei primi nove mesi del 2024, il menswear made in Italy mostra un calo medio del -7,2%, scendendo a 4,8 miliardi circa.

Circa le principali destinazioni, si conferma in testa la Francia, con un +7,5%, che si è assicurata il 12,8% del totale esportato, seguita da Germania, con il 10,1% delle esportazioni maschili, nonostante un calo del -2,9%. Seguono al terzo posto gli Stati Uniti, in aumento del +0,6%, che assorbono così il 9,3% dell’export di moda uomo. Grazie a una decisa crescita, pari al +30,1%, sale in quarta posizione la Cina.

Se si guarda alle performance per linea di prodotto, da gennaio a settembre 2024 si rileva una crescita delle esportazioni per tutte le voci, ad eccezione delle cravatte, che presentano una flessione del -7,6%. L’abbigliamento in pelle, con una crescita del +9,7%, risulta il best performer; il vestiario esterno evidenzia una dinamica pari al +1,3%; seguono la camiceria maschile (+1,2%) e la maglieria uomo (con un aumento più contenuto: +0,4%).

Relativamente invece ai mercati di approvvigionamento nei primi nove mesi del 2024, la Cina si conferma il top supplier con una rilevanza del 12,5%, nonostante una flessione del -9,8% sul medesimo periodo del 2023. Il Bangladesh, in seconda posizione, presenta un calo double-digit (-12,3%), così come la Francia, terza, che flette del -10,4%.

Nel caso delle forniture provenienti dall’estero, nei primi nove mesi 2024, si registra una contrazione delle importazioni per tutti i prodotti, ad eccezione dell’abbigliamento in pelle, che cresce del +6,6%.

Passando all’analisi al consumo sul mercato nazionale, con riferimento all’AW 2023-24 il Tessile-Abbigliamento nel suo complesso è stato caratterizzato da una dinamica negativa a differenza di quella registrata nella stagione A/I precedente: a valore ha sperimentato un calo del -3,8% e a volume del -4,7%, mentre l’A/I 2022-23 aveva archiviato un +5,9% a valore e un +2,3% a volume.

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