L’industria calzaturiera italiana archivia il 2023 con una sostanziale tenuta nel fatturato, 14,58 miliardi di euro, (+0,6% sul 2022) e nell’export, ma l’avvio del 2024 registra sensibili arretramenti in tutti gli indicatori congiunturali.
Lo scenario che emerge dall’ultimo report realizzato dal Centro Studi Confindustria Moda per Assocalzaturifici evidenzia una brusca frenata del comparto calzaturiero italiano nel primo trimestre del 2024, con una contrazione sia dell’export (-9,7% in valore e -10,3% nelle paia), che del fatturato (-10,1%), oltre ad una flessione degli acquisti delle famiglie italiane (-1,6% in quantità e -0,7% in spesa).
“La consueta indagine condotta a maggio tra i nostri associati – afferma Giovanna Ceolini, Presidente Assocalzaturifici – ha evidenziato un calo del fatturato per il 68% del campione, con una fetta non trascurabile di Associati (18%) che ha riportato una contrazione addirittura superiore al -20%. Inoltre, il sentiment degli imprenditori non mostra fiducia”.
Nel report emerge come, per quanto riguarda le esportazioni (cui viene destinato l’85% della produzione nazionale), nel primo trimestre 2024 siano state vendute 51,9 milioni di paia (6 milioni in meno rispetto agli stessi mesi dello scorso anno), per 3,17 miliardi di euro. Dopo un gennaio di tenuta (almeno in termini di valore: +1,4%), la dinamica si è fatta più penalizzante a febbraio (-6,2%), fino a registrare in marzo un crollo nell’ordine del -20%, sia a valore che nelle paia.
L’analisi per tipologia merceologica mostra flessioni, sia in quantità che a valore, per tutti i comparti. In particolare, quello delle calzature con tomaio in pelle, primo per importanza con un’incidenza del 65% sulle vendite estere in valore, segna un -8,6% in volume con un -7% in valore sui primi 3 mesi 2023.
Tra le destinazioni, come già nel 2023, i mercati dell’Unione Europea presentano andamenti meno sfavorevoli (-4,1% in valore) di quelli extra-UE (scesi nel complesso del -15%). Nella UE, Francia e Spagna, malgrado cedano in quantità, crescono a valore (+1,7% e +8,5% rispettivamente sul primo trimestre 2023). La Francia, le cui cifre comprendono anche i flussi di rientro delle produzioni effettuate in Italia conto terzi per le griffe transalpine del lusso, si è confermata al primo posto tra le destinazioni, sia per valore che per volumi (in calo del -4,3%). Arretramenti di oltre il -10% per l’export verso la Germania e del -20% in valore (con un -37,6% in quantità) per il Belgio. Fuori UE, spicca anzitutto il dimezzamento ulteriore (-53,4%, con un -36,7% in volume) dei flussi diretti in Svizzera, da sempre tradizionale snodo logistico-distributivo delle multinazionali del fashion, scesa al quarto posto delle destinazioni in valore: gran parte del transito negli hub elvetici è stato sostituito da spedizioni dirette ai mercati finali.
La crescita dell’export in valore verso il Far East (+4,3%) e il Medio Oriente (+14,1%) – dove più forte è tradizionalmente la presenza delle griffe – uniche macro aree a sperimentare un incremento rispetto al 2023, va letta anche alla luce di queste dinamiche. In Estremo Oriente, in particolare, bene Cina (+10,8% in valore e +17,8% in quantità) e Hong Kong (+26% in valore e +4,9% in volume, che resta però distante dalle paia 2019 pre-Covid). Tiene il Giappone (-0,9%, con un +3,1% in quantità), mentre la Sud Corea registra brusche flessioni (nell’ordine del -30%).
Nel continente americano, riduzioni simili in valore hanno interessato sia gli Stati Uniti (-8,8%) che il Canada (-7,2%). Ancora performance poco premianti in Regno Unito (-6,1% in valore). In merito ai paesi dell’ex blocco sovietico, si registra un calo delle vendite in Russia (-22,4% in valore e -17,8% in paia), mentre l’Ucraina recupera sì in valore (+21%), ma a fronte di un arretramento del -11% in volume. Prosegue, invece, l’andamento favorevole in Kazakistan (+4,8% in valore e +12,2% in quantità).
Infine, riguardo la demografia delle imprese, a fine marzo il numero di aziende attive è sceso in Italia a 3.490 (con un saldo negativo di -74 unità, tra industria e artigianato, a confronto con dicembre 2023, pari al -2,1%), affiancato da un calo degli addetti del -0,8%.
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