Arsutoria Studio

La rete Tuscany4Shoes si concentra sulla sostenibilità

Si è svolta nella splendida cornice di Villa Bruguier, a Capannori, una giornata dedicata alla moda sostenibile, alla responsabilità ambientale e alla valorizzazione della filiera produttiva del comparto calzaturiero e della moda. È stato questo il cuore del GREEN DAY, l’evento promosso dalla Rete Tuscany4Shoes, realtà che aggrega oggi oltre 60 imprese del mondo delle calzature e della moda, con sede al Polo Tecnologico di Capannori.

L’appuntamento si è aperto in prima mattina con i saluti istituzionali di Giordano Del Chiaro, Sindaco di Capannori, della Consigliera Regionale Valentina Mercanti e della Sindaca di Scandicci Claudia Sereni. Per la Rete Tuscany4Shoes Serena Cecchini, Presidente, e Pietro Angelini, direttore di NAVIGO, Temporary Manager della Rete.

Al centro dell’agenda, la sostenibilità applicata alla moda e al territorio, con gli interventi di Silvia Gambi (Solo Moda Sostenibile), Marco Zappolini (ESG Italia), e Tonja Pierallini referente del progetto “Terra di Tutti”, e Matteo Pasca, direttore di Arsutoria.

Oltre agli interventi già menzionati anche uno spazio dedicato alla presentazione del progetto “Shoes ID”, realizzato in collaborazione con NAVIGOLucense e CAEN, volto a rafforzare l’identità della scarpa toscana attraverso innovazione, tracciabilità e tecnologie digitali.

Ha chiuso I lavori un ricco panel di alcune delle più importanti maison internazionali e aziende della filiera che hanno raccontato buone pratiche, sfide e strategie per una moda sempre più attenta all’ambiente e al futuro. 

Con la prima edizione di GREEN DAY abbiamo voluto dimostrare come sostenibilità, innovazione e filiera non siano solo parole chiave, ma azioni concrete che le nostre imprese mettono in campo ogni giorno. La moda toscana ha un’identità forte, radicata nel territorio e capace di affrontare con visione le sfide ambientali e sociali, a livello territoriale ma anche internazionale” – ha dichiarato Serena Cecchini – “Questo evento è un passo in avanti per rafforzare la nostra rete, attivare nuove connessioni e costruire insieme un futuro più responsabile”.

APPROFONDIMENTO

C’è un’idea antica che torna a farsi spazio tra le pieghe di una filiera sempre più complessa: fare sistema. E non perché va di moda e tutti ne parlano, ma per necessità. Unirsi per vincere le sfide del mercato è la sottotraccia che ha sorretto la maggior parte degli interventi del convegno.

 

SOSTENIBILITÀ: DA COSTO A LEVA STRATEGICA

Il convegno ha dato ampio spazio al tema ESG, mostrando come la sostenibilità non sia più un’opzione reputazionale, ma una condizione abilitante per accedere ai mercati e alla finanza. Marco Zappolini (ESG Italia) lo ha detto con chiarezza: “Le imprese devono iniziare a testare il proprio livello di conformità. I protocolli non sono loghi da esibire, ma strumenti di governance, competitività e accesso ai fondi”.

Lo stesso vale per chi ha trasformato la sostenibilità in impresa: il progetto “Terra di Tutti” è un caso esemplare. Recupera materiali, li rigenera in oggetti di design (a partire da ombrelli rotti, banner fieristici, scarti tessili) e al tempo stesso inserisce nel mondo del lavoro persone fragili, creando una filiera sociale ed estetica allo stesso tempo. Un laboratorio di artigianato innovativo, radicato nel territorio.

 

DALLA FILIERA ALL’ECOSISTEMA

A margine del convegno, sono intervenuti anche rappresentanti di brand internazionali. Il messaggio è convergente: occorre trasparenza, tracciabilità, e un salto culturale nella relazione tra brand e fornitori. «Oggi i clienti ci chiedono: chi ha fatto questo prodotto? Dove? In quali condizioni?», ha ricordato Luca Perone. Per questo la sostenibilità deve diventare un asset strategico, non un’etichetta da marketing.

 

IL FUTURO È NEL DIALOGO TRA PICCOLI E GRANDI

Il confronto con il modello francese – più centralizzato e strutturato – è stato utile per riconoscere i limiti ma anche i punti di forza del sistema italiano, fondato su distretti e piccole imprese. Ma serve una strategia. Perché senza politiche pubbliche orientate e senza un cambio di mentalità dei grandi brand, i piccoli rischiano di restare soli davanti a normative sempre più stringenti (come l’eco-design europeo o il passaporto digitale di prodotto).

 

DAL SAPER FARE AL SAPER TRASMETTERE

Il “saper fare” italiano è un patrimonio. Ma non basta conservarlo: va trasmesso. È questo il cuore della riflessione sulla formazione emersa durante il convegno. Non si tratta solo di insegnare gesti tecnici, ma di creare sistemi didattici capaci di integrare manualità, organizzazione e innovazione. Come ha sottolineato Matteo Pasca di Arsutoria, “la formazione professionale non può basarsi solo sulla teoria o sull’affiancamento passivo: servono protocolli didattici precisi, ambienti di lavoro stimolanti e macchine adeguate al mondo produttivo reale”.

Le aziende più strutturate stanno già investendo nella costruzione di una “biblioteca dei gesti” e in corsi interni che permettano il passaggio generazionale di competenze. Ma è la sinergia tra pubblico e privato a fare la differenza: il ricorso ai fondi formativi, l’utilizzo degli ITS e la collaborazione con enti di formazione diventano elementi chiave. Un esempio concreto? I percorsi co-progettati per formare figure ormai rare come le giuntatrici, attraverso corsi intensivi su misura. Perché un distretto non è competitivo solo quando innova i prodotti, ma quando innova le persone.

 

CONCLUSIONI: IL COSTO DI NON FARE NULLA

“Che costo ha se non lo faccio?”. È la domanda che Francesco Cosentino (Antica Valserchio) ha lasciato cadere in platea. Riguardava la digitalizzazione, ma potrebbe valere per ogni tema trattato: sostenibilità, formazione, tracciabilità, filiera. È questo il punto: oggi il vero rischio non è investire. È restare fermi.

Ecco allora che il modello “Tuscany4Shoes” si presenta non come un traguardo, ma come un metodo. Un modo di affrontare la complessità con l’energia del collettivo.

Matteo Pasca, Direttore Arsutoria School, durante il suo intervento al convegno organizzato da Tuscany4Shoes

A PROPOSITO DI TUSCANY4SHOES
Tuscany 4 Shoes è una rete di imprese rappresentative del comparto calzaturiero che nasce per essere strumento al servizio del settore, per conoscerlo, rafforzarlo, promuoverlo, internazionalizzarlo.
T4S da un lato punta ad essere elemento di supporto delle imprese in una fase difficile del mercato calzaturiero e di grande cambiamento e dall’altro interlocutore tecnico privilegiato per dare giuste informazioni agli Enti, amministratori pubblici, associazioni di categoria. Nasce dall’idea di credere nella forza degli aggregati dal basso, trasversali e complementari rispetto al meccanismo associativo e in risposta alle esigenze di aggregazione e condivisione delle imprese.
Fra le sue file, oggi conta 59 aziende (+4 richieste di ingresso), tra cui 21 calzaturifici, 20 fornitori, 6 componentisti e 5 del commercio.

Due aziende, un’unica visione: trasformare la creatività in produttività

“Che siate alla ricerca di ispirazione, innovazione tecnica o nuove connessioni commerciali, questo evento è da non perdere.” Così recitava l’invito che ha chiamato gli operatori del settore a visitare l’evento organizzato da Italiana Accessori e Sagitta il 26 e 27 giugno 2025 a Montevarchi, in Toscana.

Italiana Accessori, specialista nella produzione di borchie ed elementi decorativi, e Sagitta, all’avanguardia nel realizzare soluzioni tecnologiche per l’applicazione automatica di borchie, hanno ripreso la consuetudine di organizzare l’evento durante il quale presentano le novità relative al mondo della decorazione per calzatura, pelletteria e abbigliamento. Un’occasione d’incontro per clienti e fornitori che vuole mettere in luce lo stato dell’arte di accessori e tecnologie votate all’efficienza e alla precisione sempre a servizio dello stile.


“Numerosi i visitatori che ci sono venuti a trovare e che hanno preso parte alle live demo e usufruito di consulenze personalizzate in un’atmosfera anche di festa e networking. Hanno scoperto come le nostre soluzioni si integrano perfettamente nei loro processi produttivi. Come li semplificano e come sono in grado di aumentarne la produttività.”


Divertire parlando di pelle: lo fa Nera

Nera, brand di Royal Smit & Zoon, ha lanciato una nuova serie di podcast: ‘Leathertainment on the Go’, condotta da Florian Schrey e da Volkan Yilmaz (noto come Tanner Leatherstein sui social media). Ben otto episodi, tutti disponibili su YouTube e Spotify.

Nel corso delle chiacchierate, con un pizzico di umorismo e leggerezza, i due esperti approfondiscono una vasta gamma di argomenti legati alla pelle, dal tentativo di sfatare i miti più comuni sulla pelle vegana alla discussione sul benessere degli animali e sul futuro della pelle. Una serie divertente e informativa che punta a diffondere informazioni corrette sulla pelle a beneficio di tutto il settore.

Nera è il brand di riferimento della compagnia olandese Royal Smit & Zoon per l’innovativa pelle Zeology che rappresenta un importante progresso nella produzione di pelle sostenibile. Utilizza un agente conciante rivoluzionario a base di zeoliti, che lo rende privo di cromo, aldeide e metalli pesanti. Questo processo unico non solo rende la pelle compostabile e biodegradabile, ma ne migliora anche le prestazioni e la durata.

 

 

 

Congresso UITIC, intervista al presidente di CLIA che ospiterà l’evento

Li Yuzhong

Sarà la seconda volta che il Congresso UITIC viene ospitato in Cina dopo essersi tenuto con successo a Guangzhou nel 2013.

Gli organizzatori hanno scelto Shanghai, una metropoli internazionale che combina armoniosamente cultura, tradizione e moda, come sede del congresso. “La Cina offrirà ai partecipanti una panoramica sull’innovazione alzaturiera di alto livello accompagnata da una calorosa ospitalità e cura”, spiega Li Yuzhong, presidente della China Leather Industry Association.

 

Perché è stata scelta Shanghai come città ospitante della conferenza di quest’anno?

«Shanghai è una moderna metropoli internazionale con uno spirito di inclusione, ricerca dell’eccellenza, ampiezza di vedute e umiltà. Situata sull’estuario del fiume Yangtze nella Cina orientale e affacciata sull’Oceano Pacifico, Shanghai fa parte del Delta del fiume Yangtze, una delle regioni più strutturate, aperte e innovative della Cina. Shanghai, la più grande potenza economica della Cina e un importante centro finanziario internazionale, ha raggiunto un PIL di 5,39 trilioni di yuan nel 2024, con un aumento del 5% rispetto all’anno precedente. Shanghai è anche un importante centro per l’industria della moda cinese. Oggi la Shanghai Fashion Week è classificata tra i primi cinque eventi di moda al mondo.

Shanghai è strettamente legata all’industria calzaturiera. In primo luogo, a Shanghai sono presenti “China Time-honored Brands” come Huili e “Shanghai Time-honored Brands” come Shanghai Leather Shoe Factory, oltre a noti fornitori di materiali per calzature come Huafeng. In secondo luogo, qui si trovano anche istituzioni che si dedicano al design come la Donghua University e la Shanghai Art & Design Academy. Queste istituzioni hanno formato e fornito un gran numero di talenti all’industria calzaturiera. Inoltre, nelle aree circostanti Shanghai, numerosi cluster produttivi di calzature, tra cui Wenzhou, Wenling, Gaoqiao e Danyang, possono mostrare i cambiamenti significativi dell’industria calzaturiera cinese in termini di produzione intelligente, innovazione tecnologica e miglioramento della qualità. Infine, Moda China International Shoes, Bags & Apparel Fashion Fair si terrà in concomitanza con All China Leather Exhibition (ACLE) a Shanghai dal 3 al 5 settembre. ACLE è la più grande esposizione di materie prime in pelle dell’Asia. Pertanto, riteniamo che questa città possa offrire ai partecipanti una piattaforma unica per esplorare gli ultimi sviluppi e le tendenze del settore calzaturiero».

 

Parliamo dello sviluppo dell’industria calzaturiera cinese?

«La Cina è il più grande produttore, esportatore e consumatore di calzature al mondo. Ogni anno produce circa 13 miliardi di paia di scarpe, oltre il 55% della produzione globale. Nel 2024, il fatturato delle imprese calzaturiere ha raggiunto i 550 miliardi di yuan. Nello stesso anno, la Cina ha esportato 9,2 miliardi di paia di scarpe, per un valore di esportazione di 46,87 miliardi di dollari.

Negli ultimi anni, il settore ha registrato un continuo sviluppo verso l’alta qualità. In Cina si sono affermati numerosi marchi di calzature, tra cui Anta, Lining, Belle, Kangnai e Yearcon. Al tempo stesso, l’industria calzaturiera cinese ha accelerato l’aggiornamento tecnologico sfruttando le applicazioni digitali e l’implementazione di una produzione più sostenibile ha favorito in modo significativo la trasformazione produttiva a basse emissioni di carbonio».

 

Quanti rappresentanti parteciperanno al Congresso UITIC 2025 di Shanghai?

«I partecipanti comprenderanno non solo i produttori di calzature, ma anche di materiali, le aziende chimiche, chi realizza macchinari per calzature e i distretti per la produzione di calzature. Si prevede saranno presenti circa 300 partecipanti, di cui più di 80 saranno rappresentanti stranieri. Attualmente le iscrizioni online sono in pieno svolgimento. La scadenza per le iscrizioni anticipate è stata prorogata al 1° luglio. Invitiamo imprenditori, studiosi ed esperti del settore di tutto il mondo a unirsi a noi a Shanghai».

 

Qual è il tema di questa conferenza?

«Il tema di questa conferenza è “Competitività delle calzature e sviluppo sostenibile nell’era dell’AI”. Marchi di calzature, produttori, ricercatori ed esperti del settore si riuniranno per discutere ed esplorare il futuro delle aziende calzaturiere attraverso materiali e prodotti innovativi, produzione intelligente e sostenibilità, condividendo le principali innovazioni e intuizioni in questa conferenza tecnica.»

 

Quante presentazioni orali e visive sono previste?

«Il Comitato Scientifico del Congresso UITIC ha esaminato gli abstract presentati a livello globale e ha selezionato circa 16 relatori che terranno presentazioni orali e 24 presentazioni solo visive. Due relatori di spicco porteranno le ultime tendenze dell’innovazione sia sull’IA che sulla sostenibilità.»

 

La Conferenza Internazionale dei Tecnici dell’Industria Calzaturiera propone da sempre di visitare le fabbriche. Cosa accadrà questa volta?

«Gli organizzatori hanno previsto le tradizionali visite in fabbrica durante il Congresso UITIC. Dal 31 agosto al 1° settembre sarà organizzato un tour di due giorni che comprenderà visite a SADA, Shima, Huafon, Siena e Duowei. Nel frattempo, i partecipanti potranno anche godersi la crociera notturna sul fiume Huangpu il 2 settembre e visitare le fiere ACLE e Moda China il 3 settembre. Crediamo fermamente che questo non sia solo un evento tecnico di alto livello, ma anche una piattaforma per lo scambio di informazioni e la cooperazione. I delegati potranno conoscere a fondo le novità riguardanti l’industria calzaturiera cinese e sperimentare il fascino di Shanghai, nota come la Perla d’Oriente».

 

Per iscriversi e per ulteriori informazioni: www.uitic2025.com

La scadenza per l’iscrizione al Congresso UITIC 2025 è stata prorogata al 1° luglio

Attualmente le iscrizioni online sono in pieno svolgimento. Gli organizzatori hanno annunciato che la scadenza per la registrazione è stata prorogata al 1° luglio. I rappresentanti interessati a partecipare alla conferenza sono pregati di registrarsi il prima possibile.

 

Gli organizzatori manterranno la tradizione delle visite in fabbrica del Congresso UITIC. Un itinerario di visita di due giorni sarà organizzato dal 31 agosto al 1° settembre, con visite a SADA, Shima, Huafon, Siena, Duowei, ecc.

Dal 2 al 3 settembre, i relatori orali interverranno sul tema “Competitività delle calzature e sviluppo sostenibile nell’era dell’intelligenza artificiale”.

Durante la conferenza, i partecipanti potranno anche visitare ACLE, Moda China e godersi la crociera notturna sul fiume Huangpu.

I delegati potranno comprendere a fondo i risultati dell’industria calzaturiera cinese e sperimentare il fascino di Shanghai, nota come la Perla d’Oriente.

Assemblea Assomac 2025: aggregarsi per competere, innovare per resistere

Qualità, competenze, tecnologia. Sono questi i pilastri su cui il settore italiano delle macchine per calzature, pelletteria e conceria è chiamato a costruire il proprio rilancio. L’Assemblea Generale di Assomac del 20 giugno 2025, ospitata al Kilometro Rosso Innovation District di Bergamo, ha offerto un quadro complesso, ma ha anche delineato le strategie per superare le difficoltà e proiettarsi nel futuro. Il preconsuntivo 2024 ha mostrato un calo del fatturato del comparto del 12%, attestandosi intorno ai 575 milioni di euro. Questa contrazione, che coinvolge sia il mercato interno che l’export, si inserisce in un contesto globale di instabilità geopolitica, inflazione, contrazione dei consumi e inasprimento delle barriere commerciali.

UN SETTORE IN SOFFERENZA, MA CON SALDE RADICI

Mauro Bergozza, Presidente di Assomac, ha aperto i lavori sottolineando la gravità della situazione ma anche il potenziale di reazione del settore. “Il nostro settore vive una fase di sofferenza profonda, ma non irreversibile”, ha dichiarato Bergozza. Ha evidenziato come la qualità delle tecnologie italiane, la solidità del know-how e la spinta innovativa debbano tornare a essere il motore della competitività. Per raggiungere questo obiettivo, sono necessari investimenti in digitalizzazione, automazione, sostenibilità e, soprattutto, una visione condivisa tra imprese, istituzioni e il sistema formativo e della ricerca. “Dobbiamo essere pronti a giocare una partita di sistema, altrimenti resteremo ai margini del mercato globale.”

Nonostante le difficoltà, l’Italia si conferma leader tecnologica nell’alto di gamma a livello internazionale, mantenendo nel 2024 una quota del 30% sull’export mondiale del comparto. In particolare, l’Italia detiene il 52% dell’export globale delle macchine per conceria e il 35% di quello delle macchine per pelletteria. Più penalizzato è il segmento calzature, che si attesta al 12%, in un contesto competitivo dominato dalla crescente presenza cinese: Pechino ha rafforzato il proprio ruolo industriale nell’area asiatica. Il Presidente Bergozza ha rimarcato il primato italiano nella concia, sostenuto dall’elevato valore tecnologico delle macchine e dai prodotti chimici conciari. Tuttavia, pelletteria e calzatura subiscono la pressione crescente dei produttori asiatici, in particolare della Cina, che nel 2023 ha prodotto 12,3 miliardi di paia di scarpe, pari al 55% del totale mondiale (87% se si considera tutta l’Asia).

 

IL CONTESTO MACROECONOMICO E LE SFIDE GLOBALI

Maurizio Tarquini, Direttore Generale di Confindustria, ha fornito una prospettiva più ampia sul contesto economico, riconoscendo la capacità delle imprese italiane di navigare cicli brevi e traumatici. Ha ricordato come l’Italia, nonostante le numerose crisi (dall’11 settembre, al caos Lehman Brothers, alle crisi nazionali, al Covid, alla guerra in Ucraina), sia diventata il quarto paese esportatore del mondo negli ultimi vent’anni, mantenendo posizioni dominanti in molti settori di nicchia. “Se vediamo come siamo passati attraverso queste crisi dobbiamo essere davvero orgogliosi, vuol dire che noi abbiamo una marcia in più”, ha affermato Tarquini. Ha sottolineato che le imprese italiane, pur in un contesto mutevole e complicato, hanno dimostrato di sapersi adattare, trovando sempre il modo giusto attraverso maggiore pressione sui mercati, nuovi mercati, innovazione e integrazione.

La forza dell’Italia risiede nell’intraprendenza, con un aumento del 60% della quota di export di beni in 25 anni. Tuttavia, Tarquini ha evidenziato la mancanza di un accompagnamento politico adeguato agli imprenditori. “Gli imprenditori normalmente non sono accompagnati, chi fa impresa non è accompagnato da una politica che lo sostiene”, ha detto. Ha lamentato la lentezza dei processi di autorizzazione e le difficoltà nell’accesso ai finanziamenti e alle infrastrutture. Il costo della burocrazia e delle normative in Italia è il doppio rispetto alla Germania, che pure si lamenta della propria burocrazia. Tarquini ha annunciato che Confindustria ha presentato al governo 80 misure di semplificazione a costo zero, di cui solo 14 sono state approvate finora. “Stiamo proponendo soluzioni in maniera quasi ossessiva, e insisteremo fino a quando non verremo ascoltati”, ha concluso Tarquini, ribadendo l’importanza di una politica che creda nelle imprese, vero motore del paese.

Erika Andreetta, Partner di PwC Italia ed EMEA Fashion & Luxury Leader, ha confermato la fase di contrazione dei mercati, con previsioni di un’ulteriore discesa dopo l’estate, a causa dell’incertezza geopolitica che frena gli investimenti e sposta i consumi verso beni di prima necessità. Ha osservato come i grandi gruppi francesi stiano cercando di recuperare volumi con politiche di prezzo più aggressive nelle categorie entry price (profumi, cosmetica), che però non coinvolgono la filiera italiana della moda. Andreetta ha evidenziato come anche i prodotti del lusso stiano soffrendo a causa di un eccessivo aumento dei prezzi e di un cambiamento nelle preferenze dei consumatori, che prediligono esperienze anziché l’acquisto di beni. Ha sottolineato la frammentazione della filiera italiana, con aziende che mediamente hanno pochi dipendenti, e la necessità di affrontare temi come il contratto collettivo nazionale e le aggregazioni. Ha inoltre menzionato il passaggio a modelli “see now, buy now” da parte dei grandi brand, che riduce fortemente i lotti di produzione, creando picchi di lavoro seguiti da decrescita per la filiera, rendendo così difficile settare la capacità produttiva.

Mauro Bergozza

 INNOVAZIONE E TRASFORMAZIONE DIGITALE: LA VIA PER IL FUTURO

Giuliano Noci, Docente di Strategia e Marketing al Politecnico di Milano, ha posto l’accento sulla necessità di una profonda trasformazione digitale se ci si vuole assicurare il futuro successo del Made in Italy. Ha riconosciuto il “pregiudizio positivo” di cui gode l’Italia nel mondo, grazie alla qualità della nostra manifattura tradizionale. Tuttavia, ha avvertito che l’eccellenza passata non garantisce quella futura. Noci ha criticato i bassi investimenti dell’Italia in innovazione (1,4% del PIL, contro il 2,5% della Cina e oltre il 3% di altri paesi) e nel digitale, dove l’Italia è quartultima in Europa per competenze. “Il nocciolo della questione per qualsiasi ambito merceologico italiano si chiama trasformazione digitale”, ha affermato Noci, definendola una priorità ad oggi largamente incompiuta.

Ha sostenuto che il problema non è solo italiano, ma anche europeo, in particolare per Germania e Italia, i “punti chiave della manifattura europea” che oggi assurgono alle cronache come i “principali problemi”. Noci ha usato l’esempio dell’automotive tedesco per illustrare come una “legacy culturale manifatturiera” possa impedire l’orientamento adeguato degli investimenti. Ha ribadito che la straordinaria capacità italiana di trasformare materia fisica in manufatti non è più sufficiente. È fondamentale integrare un nuovo ciclo operativo: la gestione del dato, con l’intelligenza artificiale come completamento della transizione digitale. “L’intelligenza artificiale è come l’aria, entrerà in ogni anfratto, non sfuggiremo all’intelligenza artificiale”, ha detto.

Noci ha delineato due rivoluzioni chiave: la trasformazione digitale, che porterà le aziende a diventare “provider di servizi” anziché solo fornitori di macchine, e una “capacità di esprimere un ciclo integrato con le nostre aziende clienti”. Questo approccio di “customer intimacy” e integrazione operativa è l’unica speranza per competere con i produttori cinesi, che continueranno a vendere macchine a costi inferiori. “Noi non potremo più stare sul mercato come venditori di macchine, ma dovremo diventare intimi dei nostri clienti in quanto fornitori in grado di prendersi cura in senso ampio dei prodotti dei nostri clienti”. Ha concluso che il lusso, sebbene in una fase di cambiamento, non è “in difficoltà”, ma sta ridefinendo la tipologia dei prodotti richiesti: personalizzazione, nuovi materiali, sostenibilità ambientale.

Mauro Bergozza ha enfatizzato la necessità di superare vecchi schemi e abitudini, promuovendo Automazione, Creatività e Tecnologia (ACT) come leve strategiche per il rilancio. Ha sottolineato l’importanza di lavorare in filiera e con una visione condivisa per affrontare i mercati. L’export complessivo italiano di tecnologie ACT ha raggiunto oltre 32 miliardi di euro, con un potenziale ancora inespresso stimato in circa 8 miliardi. Tra le priorità emerse dall’Assemblea, Bergozza ha menzionato un maggiore accesso agli strumenti di finanza agevolata (come i fondi di Industria 5.0), il sostegno all’export in mercati chiave (Africa, India, Sud-est asiatico, Sud America), investimenti in formazione tecnica e l’accelerazione dei processi di innovazione digitale. Ha lanciato una proposta per un grande programma di promozione internazionale della media tecnologia.

 

LA NECESSITÀ DI FARE SISTEMA E AGGREGARSI

Il concetto di “fare sistema” è stato un leitmotiv dell’Assemblea. Maurizio Forte, Direttore Centrale per i settori dell’Export di ICE Agenzia, ha ribadito la missione di ITA – Italian Trade Agency di accompagnare le imprese nell’export, investendo le risorse laddove possono fruttare di più, in collaborazione con le associazioni di Confindustria. Ha elogiato la capacità del settore di fare “lavoro di filiera”, citando l’esempio della messa in comune delle fiere SIMAC e Tanning Tech. Forte ha espresso fiducia nelle opportunità di mercato, in particolare in Africa, dove “semini oggi per raccogliere fra 10 anni, ma se mai semini mai avrai un raccolto”.

Luca Sburlati, Presidente di Confindustria Moda, Federazione Tessile e Moda, ha parlato di una “fortissima crisi” nel distretto toscano della pelletteria e di una contrazione generale nel sistema tessile, moda e prodotti in pelle, passato da 104 a 90 miliardi di fatturato tra il 2023 e il 2024, con un ulteriore -20% nel distretto toscano nei primi tre mesi del 2025. Ha evidenziato come la Cina stia creando brand propri e un lusso accessibile, mentre l’aumento dei prezzi di alcuni marchi ha portato a una diminuzione della domanda. Anche Sburlati ha concordato sulla necessità di un cambiamento profondo, affermando: “Se ragioniamo come abbiamo ragionato fino a oggi siamo morti tutti, compresi i brand italiani”. Ha proposto un piano strategico nazionale decennale per il comparto moda, inclusivo di Assomac, e un lavoro orizzontale tra le categorie. Ha auspicato un orientamento degli investimenti privati verso le imprese italiane, suggerendo un minimo di vantaggio fiscale per i fondi pensionistici che dovessero investire in aziende italiane.

Sburlati ha criticato la tendenza dei manager di sourcing a ridurre i costi d’acquisto, che induce pratiche “da sotto scala” che, come unico effetto, hanno quello di abbassare la qualità. Ha citato un esempio personale in cui ha rifiutato di lavorare con un marchio che imponeva prezzi troppo bassi: “O abbiamo il coraggio come filiera di rispondere anche negativamente a certe proposte scandalose o non ne verremo fuori”. Ha ribadito che la tecnologia, inclusa l’intelligenza artificiale, deve andare oltre la mera produzione, offrendo servizi come la gestione operativa e il controllo qualità. Ha concluso con l’augurio di lavorare in modo più unito, riconoscendo che “se avessi partecipato 10 anni fa a questa assemblea, vi avrei trovati uno concorrente dell’altro, oggi siete una sola filiera e questo è un punto di forza da sviluppare”. Ha infine richiamato l’importanza della sostenibilità come valore e barriera all’ingresso per i produttori di altre parti del mondo.

Sul tema dell’aggregazione è tornato anche Mauro Bergozza il quale ha ribadito che la competitività si costruisce insieme, con reti d’impresa, alleanze strategiche e investimenti in ricerca e sviluppo. La fiducia è importante, ma da sola non basta; serve una concreta trasformazione delle aspettative in fatturato. Ha sottolineato che la frammentazione del settore, con oltre il 70% di micro e piccole imprese familiari, limita la capacità di investire in innovazione, digitalizzazione e internazionalizzazione. “Aggregarsi tramite fusioni, acquisizioni o alleanze non è più un’opzione, ma una necessità per sopravvivere e crescere”. Ha citato esempi di successo di M&A in altri settori e l’importanza dell’apertura al capitale esterno per la crescita. Ha concluso: “Siamo troppo piccoli per competere”, e ha esortato ad affrontare il tema del “nanismo industriale”.

Guido Cami, Presidente e Amministratore Delegato di Industrie Chimiche Forestali, ha condiviso la sua esperienza aziendale in un periodo di “turbolenza incredibile”. Ha raccontato come la sua azienda, nata nel 1918 e produttrice di adesivi, abbia diversificato i settori di sbocco (calzature, pelletteria, automotive, flexible packaging, applicazioni industriali) e abbia rilevato altre aziende per fare “massa critica”. “Credo che la dimensione conti in un contesto esterno sempre più complicato”, ha affermato Cami. Ha descritto la confusione totale dovuta a Covid, guerre, shortage di materie prime, aumento dei costi energetici e inflazione, che hanno ridotto il potere d’acquisto e spostato le priorità di spesa. Ha dichiarato di non aver mai visto una situazione così caotica in 40 anni.

Cami ha sposato la visione di Noci sulla trasformazione digitale, definendola “investimento in tecnologia” e sottolineando come la sua azienda si sia trasformata in un “service provider” anziché solo produttore di adesivi. “Noi siamo venditori di un servizio che ai clienti risolve il problema di attaccare e tenere insieme due superfici.” Ha enfatizzato il valore del servizio, della simpatia e della capacità italiana, elementi che i concorrenti cinesi non possono replicare. Ha ribadito l’importanza di rimanere sull’alto di gamma. La dimensione maggiore dell’azienda permette di sostenere costi fissi, investire in ricerca e sviluppo (24 persone su 153 dipendenti) e fornire assistenza. “Se sei piccolino, per quanto bravo tu possa essere, devi ugualmente assicurare certe soluzioni ai clienti, ma i costi saranno superiori ai ricavi e i margini quasi inesistenti. Per aggirare il problema bisogna crescere dimensionalmente.”

Salvatore Majorana, Direttore di Kilometro Rosso Innovation District, ha presentato il distretto come un “agente del trasferimento tecnologico”, vocato a facilitare gli scambi di conoscenza tra industria e mondo dell’innovazione. Ha evidenziato la straordinaria qualità della ricerca scientifica italiana, pur con investimenti limitati, e la sua capacità di impattare a livello globale. Il Kilometro Rosso aggrega oltre 85 aziende e centri di ricerca, con l’Università di Bergamo, l’Istituto Mario Negri e Confindustria Bergamo tra gli insediamenti. Il parco attrae e trattiene giovani talenti, con un’età media di circa 30 anni. Majorana ha illustrato l’approccio del Kilometro Rosso sui filoni della digital industry e circular economy, con famiglie tecnologiche come intelligenza artificiale, robotica, sensoristica e manifattura additiva. Ha citato esempi di successo, come il Consorzio Intellimec che mette in contatto aziende e ricercatori per sviluppare soluzioni tecnologiche, e il laboratorio congiunto con l’Istituto Europeo di Tecnologia per portare la robotica più evoluta nelle imprese.

Giuliano Noci
Maurizio Tarquini
Maurizio Forte


 

IL RUOLO DELLA FINANZA NEL PASSAGGIO GENERAZIONALE E NELLE AGGREGAZIONI

Alberto Russo, Fondatore e Managing Partner di Russo De Rosa Associati, ha affrontato il tema cruciale delle dimensioni aziendali, citando la frase del Presidente Bergozza: “siamo troppo piccoli per competere”. Ha osservato un mercato del private equity molto attivo nel creare distretti e piattaforme industriali, ma anche un crescente interesse da parte dell’industria e del commercio per acquisizioni di competitor, al fine di crescere dimensionalmente e ampliare l’offerta di prodotti e servizi per rispondere ai cambiamenti strutturali del mercato e all’internazionalizzazione. Russo ha notato un aumento di PMI che cercano partner per acquisizioni o che intendono vendere una quota di partecipazione prediligendo progetti di lungo periodo. Attualmente, sono più le aziende che vogliono vendere, ma il numero di quelle che vogliono comprare è in costante crescita, spinte dalla necessità del mercato di aumentare le proprie dimensioni e guardare oltre i confini italiani. Ha sottolineato l’importanza di una corretta valutazione del valore aziendale e di strutture contrattuali che garantiscano la governabilità dell’operazione nel futuro. Sebbene gli imprenditori spesso preferiscano l’investitore industriale, perché porta competenze oltre al capitale, l’attrattiva del private equity è cresciuta, con operazioni che ora considerano EBITDA anche al di sotto dei 5 milioni di euro, fino a 2-3 milioni, con un multiplo medio di circa il 6-6.5. Un cambiamento per il mercato, che oggi denota una maggiore propensione a creare piattaforme di specializzazione attraverso holding di partecipazioni che generano valore per l’unione e la capacità di progetti sinergici.

Micaele Pietro Golferenzo, Private Banker di Intesa Sanpaolo Fideuram, ha descritto il passaggio generazionale come un momento da “mal di pancia” per gli imprenditori, spesso procrastinato. La difficoltà maggiore emerge quando i figli non mostrano interesse a proseguire l’attività o, peggio, non sono ritenuti all’altezza. Facilmente tali situazioni conducono a una discontinuità che può essere gestita attraverso l’ingresso di private equity, venture capital, o alleanze industriali. Golferenzo ha evidenziato come le banche, nel valutare i finanziamenti, non guardino solo la solidità e la grandezza attuale dell’azienda, ma anche il suo futuro e la sua strategia di continuità. La presenza di un manager, ad esempio, è vista come una garanzia di continuità e contribuisce a un rating migliore, con conseguente accesso a maggiori fondi e a tassi di interesse inferiori. Ha concluso che, pur non essendoci ancora una crescita del tutto evidente delle aziende che guardano al passaggio generazionale, c’è una crescente consapevolezza della necessità di affrontare questi temi, anche se parlare di “sopravvivenza” anziché di “crescita” può generare disagio.

 

PROSPETTIVE

L’Assemblea Generale di Assomac ha messo in luce un settore in profonda crisi ma determinato a reagire. Il Presidente Mauro Bergozza ha ribadito l’urgenza di un’azione comune a livello europeo per difendere e rilanciare l’identità manifatturiera del continente. Ha invitato tutti gli associati a contribuire attivamente per consolidare la rappresentanza del settore ed evitare l’autoreferenzialità. Ha annunciato che Assomac sta rafforzando la sua struttura con l’apertura di una nuova sede a Milano, più vicina alla filiera, a Federmacchine e al mondo della consulenza e della finanza.

“La sfida che ci attende è complessa, ma anche ricca di opportunità”, ha affermato Bergozza. L’industria europea della moda e delle tecnologie può tornare protagonista se saprà unire le forze, innovare, aprirsi al mondo. Assomac è pronta con una visione sempre più europea e un programma strategico chiaro. Ma il futuro si costruisce insieme: imprese, istituzioni, giovani talenti e collaboratori. È fondamentale rafforzare il dialogo tra le aziende del settore per rappresentare con una voce unita il valore della media tecnologia italiana presso il Governo italiano ed europeo, al fine di ottenere politiche industriali adeguate e strumenti di supporto concreti.

“Il tempo di agire è ora”, ha concluso Bergozza, citando il Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta: “L’innovazione non nasce per caso. Serve un ecosistema che stimoli la concorrenza, diffonda le idee e riduca le asimmetrie tra finanziatori e imprenditori”. L’appello è a costruire insieme questo ecosistema, per un Made in Italy che, pur abituato alle difficoltà, possa continuare a essere competitivo e leader nel mondo.

Micaele Pietro Golferenzo, Guido Cami, Alberto Russo, Luca Sburlati, Erika Andreetta

Cirql® espande la presenza europea grazie alla partnership strategica con Frasson

Cirql®, azienda innovativa con sede in Vietnam e focalizzata sullo sviluppo di componenti per intersuole finite scalabili e meno impattanti e di soluzioni di materiali per i marchi di calzature, annuncia un accordo strategico con Frasson S.p.A., azienda italiana produttrice di suole specializzata nel Supercritical Foam e nello stampaggio a iniezione di componenti per calzature. Questa partnership rafforza la presenza di Cirql in Europa e consente all’azienda di fornire ai marchi calzaturieri europei la propria tecnologia all’avanguardia di polimeri riciclati (rTPU) per intersuole e suole ad alte prestazioni.

 

Grazie a questa collaborazione, Frasson è ora il partner ufficiale certificato di Cirql nell’UE per lo sviluppo e la produzione di componenti tecnici per calzature. Frasson sarà un fornitore chiave e un partner di sviluppo, un produttore e un OEM approvato nell’UE per le intersuole e le suole Cirql, consentendo soluzioni più sostenibili ai marchi di calzature in tutta Europa.

 

“Questa partnership è una pietra miliare significativa per Cirql, che si espande nel mercato europeo”, ha dichiarato Matt Thwaites, vicepresidente e direttore generale di Cirql. “L’esperienza di Frasson con il Supercritical Foam e nello stampaggio a iniezione si integra perfettamente con la nostra visione di fornire materiali sostenibili e innovativi ai marchi globali di calzature. Insieme, puntiamo a elevare il settore calzaturiero con soluzioni all’avanguardia ed ecologiche”.

 

L’approccio innovativo di Cirql ai materiali sostenibili si concentra sulla riduzione degli scarti di produzione, fornendo al contempo una gamma di soluzioni performanti per i componenti tecnici delle calzature. Combinata con le capacità produttive di Frasson, la partnership stabilisce un nuovo standard per la collaborazione eco-consapevole nell’industria calzaturiera e per la minimizzazione dell’impatto ambientale.

 

“Frasson è un’azienda sempre alla ricerca delle migliori tecnologie al mondo da offrire ai propri clienti. Siamo stati i primi in Italia ad acquistare questo tipo di macchina così da poter studiare questo nuovo materiale. Grazie a Cirql, abbiamo completato il pacchetto di materiali e con la loro tecnologia all’avanguardia del polimero riciclato (rTPU) possiamo ora offrire anche SCF con una parte significativa di materiale riciclato”, ha dichiarato Alberto Frasson, Direttore Generale di Frasson.

Simac Tanning Tech 2025: tecnologia, internazionalità e sguardo all’Africa

Agostino Apolito

Nonostante il clima incerto dei mercati globali, Simac Tanning Tech punta forte sull’internazionalità, sull’innovazione tecnologica e, quest’anno, sull’Africa come continente chiave. Ne parliamo con Agostino Apolito, Direttore Generale di ASSOMAC, l’associazione di categoria italiana organizzatrice della manifestazione.

 

Quali saranno i punti forti dell’edizione 2025 di Simac Tanning Tech?

«Abbiamo scelto di concentrarci sull’internazionalità e sull’innovazione tecnologica. Quest’anno vogliamo rafforzare ulteriormente il ruolo di STT come piattaforma globale di novità. Prevediamo seminari di approfondimento e percorsi tecnologici mirati, con una speciale attenzione alle prime applicazioni concrete dell’intelligenza artificiale. Le adesioni sono già più che positive, nonostante il clima geopolitico continui a essere complicato».

 

Come stanno influenzando le tensioni geopolitiche, come quelle tra India e Pakistan o la guerra russo-ucraina, il mercato delle tecnologie per calzature e pelletteria?

«La situazione geopolitica globale rappresenta, purtroppo, una spada di Damocle per tutto il settore. India e Pakistan sono due mercati fondamentali per noi, e le recenti tensioni tra questi due Paesi creano inevitabili incertezze. La guerra fra Ucraina e Russia, inoltre, continua a frenare gli investimenti, con ripercussioni dirette per le nostre imprese, che producono beni strumentali. C’è bisogno di stabilità e visibilità sul futuro per poter investire con tranquillità».

 

Quali sono le sfide più importanti su cui il settore deve spingere?

«L’Africa è diventata strategica per battere la concorrenza cinese. È una sfida impegnativa, ma l’interesse è molto forte, soprattutto nel settore conciario e delle calzature. Se guardiamo ai numeri, l’equilibrio delle produzioni di Europa e Africa è raggiunto: circa 260 milioni di paia di scarpe per ciascun continente. Per questo motivo come ASSOMAC e STT, stiamo sviluppando progetti significativi non solo con Marocco, Tunisia ed Egitto, ma anche con paesi chiave come Kenya, Senegal e Niger, puntando alla creazione di filiere strutturate e sostenibili, capaci di garantire materie prime di qualità e che, perciò, si affidino alle tecnologie italiane».

 

Ci sono già attività concrete avviate nel continente?

«Certamente. In Kenya, ad esempio, stiamo collaborando con il governo per organizzare la filiera bovina, che potenzialmente potrebbe diventare una delle più importanti al mondo. La regione Kenya-Mozambico, se fosse un’unica nazione, sarebbe seconda solo a pochi paesi per produzione bovina globale. Tuttavia, la qualità della pelle è ancora bassa e necessita di un intervento strutturale importante. È qui che entrano in gioco ASSOMAC, UNPAC e UNIC, attraverso progetti mirati e missioni sul campo».

 

Ci sono altre novità in vista per Simac Tanning Tech di settembre?

«Di sicuro una, importante e interessante, dedicata al mondo dell’accessorio metallico. Infatti, integreremo in fiera, come progetto pilota, tecnologie per la galvanica, la doratura e bronzatura degli accessori, accompagnate da sistemi innovativi di depurazione. È un passo avanti significativo che risponde a una richiesta crescente del mercato della moda, sempre più attento non solo alla qualità finale del prodotto, ma anche alla sostenibilità ambientale dell’intera filiera. E risponde alla volontà di STT di espandere i propri orizzonti e coinvolgere nell’offerta anche altri comparti produttivi».

 

Se dovesse individuare il principale obiettivo da raggiungere con questa edizione di Simac Tanning Tech?

«Rafforzare ulteriormente la posizione centrale della fiera nel panorama internazionale e confermare l’Italia come polo d’eccellenza per l’innovazione tecnologica nel settore. Vogliamo offrire ai visitatori una panoramica completa sulle novità, incoraggiando investimenti che possano alimentare una crescita stabile e sostenibile dell’intero comparto produttivo».

 

Una sfida ambiziosa, dunque, che guarda ben oltre settembre, puntando a creare una connessione sempre più profonda tra innovazione, mercato globale e sviluppo sostenibile.

IA e robotica avanzata: ASSOMAC studia le tecnologie per il futuro

Massimo Angeleri

Innovare non significa solo sviluppare upgrade tecnici: è anche visione. Punti di vista nuovi che talvolta si aprono avvicinandosi a mondi che sembrano lontani. È su questo confine – tra presente e futuro industriale – che si muove oggi ASSOMAC, l’associazione dei costruttori italiani di tecnologie per calzature, pelletteria e conceria.

«Abbiamo costituito un gruppo di lavoro dedito all’esplorazione di nuove frontiere tecnologiche», racconta Massimo Angeleri, vicepresidente di ASSOMAC. «Il nostro compito è presentare agli associati applicazioni emergenti, come l’intelligenza artificiale, per capire cosa davvero può essere integrato nei nostri macchinari».

Un primo passo concreto è stato l’avvio di una collaborazione con l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova. «Abbiamo già avuto un paio di incontri», continua Angeleri. «Loro ci hanno illustrato le direttrici principali della loro ricerca. Ci ha colpito molto l’approccio alla robotica evoluta: parliamo di robot capaci di analizzare le situazioni e reagire autonomamente. Non semplice automazione, ma intelligenza contestuale».

È un cambio di paradigma che potrebbe ridisegnare l’intero ciclo produttivo? La domanda è lecita ed è giusto indagare. Ma senza facili entusiasmi. «Ritengo che il livello delle nostre tecnologie sia già molto alto», precisa Angeleri, «ma questo non vuol dire accontentarsi. Dobbiamo capire come queste innovazioni possano aggiungere valore reale alle innovazioni che già offriamo al mercato».

La prossima tappa sarà una visita a luglio all’IIT, per vedere sul campo le possibili applicazioni. In seguito, alcuni ricercatori saranno ospiti a Simac Tanning Tech. «Li abbiamo invitati a girare tra gli stand», conclude Angeleri, «così potranno vedere da vicino le nostre macchine, il modo in cui lavoriamo e le reali esigenze dei produttori».

Solo indagando le frontiere si scoprono nuovi territori ed è proprio il tipo di percorsi che ASSOMAC e Simac Tanning Tech vogliono proporre al settore.

Il futuro della calzatura si svela a Shanghai durante UITIC – International Technical Footwear Congress

Sergio Dulio

Il mondo della calzatura si prepara a un appuntamento cruciale con l’innovazione. Dal 31 agosto al 3 settembre 2025, Shanghai ospiterà il 22° UITIC International Technical Footwear Congress, organizzato da UITIC e CLIA – China Leather Industry Association, sul tema “Competitiveness and Sustainability in the Era of Artificial Intelligence”.

Un evento che si preannuncia di straordinario interesse, come conferma Sergio Dulio, Presidente UITIC, che abbiamo intervistato per comprendere meglio le novità di questa edizione.

 

L’intelligenza artificiale guida l’innovazione

 “Più della metà dei paper presentati riguarda l’IA, con progetti maturi e stimolanti. È una svolta”, rivela il presidente Dulio.

L’intelligenza artificiale si conferma il tema cardine della prossima edizione del congresso UITIC, con un sorprendente numero di contributi focalizzati su applicazioni concrete e avanzate. “È una sorpresa positiva, che testimonia la crescente curiosità e la voglia di sperimentare anche nel settore calzaturiero.”

Il congresso esplora scenari inediti in cui l’IA si impone come uno strumento creativo, in particolare in fase di design del prodotto. “Sta emergendo una tendenza diffusa a considerare l’intelligenza artificiale come leva per ripensare i processi di concezione del prodotto”, aggiunge Dulio.

 

Sostenibilità: da vincolo normativo a leva strategica

Anche il tema della sostenibilità assume una nuova centralità, evolvendosi da semplice obbligo normativo a fattore competitivo decisivo. “Oggi le aziende riconoscono nella sostenibilità un elemento strategico per la competitività”, osserva Dulio. “Non è più soltanto un adempimento imposto dall’esterno, ma un valore ormai entrato nel lessico comune e percepito come necessario alla prosperità dell’impresa.”

 

Un programma ricco e di alto profilo

Il congresso si articola in quattro grandi sessioni tematiche: Prodotto e materiali innovativi; La sostenibilità come strumento di competitività; Manifattura innovativa e potenziata dall’IA; Casi aziendali di successo.

Tra i momenti più attesi, il keynote speech di Nicoline van Enter sull’intelligenza artificiale applicata allo sviluppo calzaturiero. A lei si affiancherà un secondo keynote speaker scelto fra i top manager di Anta. Il panel conclusivo sarà dedicato al futuro dell’IA nel mondo calzaturiero.

“La qualità degli interventi è molto alta”, sottolinea con soddisfazione Dulio. “Non abbiamo avuto difficoltà a completare il programma con relatori autorevoli per ciascuna delle quattro sessioni.”

Cina protagonista di questa edizione del Congresso

Una delle novità più rilevanti è rappresentata dalla forte crescita del contributo cinese. “C’è stata una partecipazione importante delle aziende cinesi al Call for Abstract con proposte e memorie di qualità elevata”, rivela Dulio.

 

Innovare per superare la crisi

In un momento delicato per l’intero settore calzaturiero, il congresso assume un valore strategico. “Investire in innovazione è oggi più che mai cruciale”, ribadisce il presidente. “Le tecnologie emergenti, a partire dall’intelligenza artificiale, possono rappresentare una chiave per riconquistare competitività, soprattutto per le realtà produttive che non possono più competere sui volumi.”

 

Un’opportunità per tutta la filiera

L’evento si rivolge a tutta la catena del valore della calzatura: “È un momento di aggiornamento fondamentale non solo per chi realizza il prodotto finito, ma anche per chi sviluppa e fornisce le tecnologie”, sottolinea Dulio. La filiera è chiamata a dialogare, confrontarsi e ripensarsi in ottica futura.

 

L’evoluzione di UITIC

Il congresso non è solo un punto di arrivo, ma anche un punto di partenza. “Ci stiamo interrogando su quale sarà l’evoluzione futura della nostra associazione”, anticipa Dulio. “È possibile che tra due anni UITIC non sia più esattamente come la conosciamo oggi.” Un’apertura che lascia presagire importanti novità per le prossime edizioni.

 

Il 22° UITIC International Technical Footwear Congress di Shanghai si configura come un appuntamento imperdibile per tutti gli operatori del settore che vogliono comprendere e anticipare le trasformazioni in atto. Un’occasione unica per esplorare come intelligenza artificiale e sostenibilità possano diventare i pilastri della competitività futura nel mondo della calzatura.

Il programma definitivo sarà pubblicato intorno al 10 giugno sul sito della conferenza (uitic2025.com).