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L’Africa chiama, l’Italia risponde: macchine e tecnologie per un continente in fermento

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Dicembre 2025

L’Africa chiama, l’Italia risponde: macchine e tecnologie per un continente in fermento

Con 46 milioni di euro di importazioni e una quota italiana superiore al 42%, il mercato africano delle tecnologie per pelle e calzatura si conferma territorio di crescita strategica. Per rafforzarlo ulteriormente Assomac e Simac Tanning Tech costruiscono ponti commerciali e industriali dal Senegal all'Etiopia.

C’è un continente che custodisce materia prima in abbondanza, ma che fatica ancora a trasformarla in valore. L’Africa possiede mandrie sterminate, pelli di qualità e una volontà politica sempre più chiara di industrializzare i propri processi produttivi. Eppure, senza tecnologia, tutto questo potenziale rischia di restare un’opportunità incompiuta.

I numeri del 2024 fotografano una realtà in movimento: l’Africa ha importato macchine per la lavorazione della pelle, per calzature e pelletteria per 46 milioni di euro, il 6% dell’import mondiale del comparto. Poco, dirà qualcuno. Un mercato in costruzione, ribattono i lungimiranti. E soprattutto: un mercato dove l’Italia comanda.

I principali paesi importatori africani sono stati: Tunisia, Nigeria, Egitto, Sud Africa, Algeria, Marocco, Kenya, Uganda, Etiopia e Tanzania. Si tratta di economie caratterizzate da una forte tradizione manifatturiera o da un crescente interesse verso l’industria della pelle e della moda, con mercati interni in espansione e una crescente attenzione all’export.

 

IL TRICOLORE ITALIANO IN POLE POSITION

Con una quota del 42,40% sul totale delle importazioni africane, l’Italia si conferma il principale fornitore di tecnologie per il settore. Ma il dato aggregato nasconde sfumature ancora più significative. Nel comparto delle macchine per conceria, la quota italiana vola al 59,71%, con destinazioni che spaziano dall’Egitto al Sud Africa, dall’Uganda alla Namibia. Nel segmento delle parti di ricambio – termometro della fiducia a lungo termine – si tocca il 61,47%, segno che chi sceglie macchine italiane continua a investire nella loro manutenzione.

Più complesso il panorama delle macchine per calzature e pelletteria, dove l’Italia detiene il 25,45%: qui la concorrenza cinese si fa sentire, puntando sull’aggressività dei listini. Eppure, in paesi come Tunisia e Marocco – distretti orientati all’export verso l’Europa – la tecnologia italiana mantiene posizioni solide, costruite su qualità e affidabilità.

 

LA STRATEGIA ASSOMAC: COOPERAZIONE

È in questo scenario che si inserisce l’azione di Assomac, con la rete di imprese del comparto, e di Simac Tanning Tech. Nel quadro della propria missione di promozione internazionale delle tecnologie italiane per calzatura, pelletteria e concia, Assomac ha avviato un percorso strutturato di cooperazione con molteplici Paesi africani.

Durante la manifestazione Simac Tanning Tech, l’attenzione verso il potenziale dell’Africa si è espressa nella presenza di delegazioni istituzionali e industriali provenienti, tra gli altri, da Egitto, Kenya, Marocco, Tunisia, Sud Africa, Etiopia e Tanzania, grazie anche all’attività della rete estera dell’Agenzia ICE.

L’Associazione promuove un modello fondato su trasferimento tecnologico, formazione professionale e supporto alla creazione di distretti industriali moderni.

In Senegal, l’invito del Comune di Dalifort-Foirail ha aperto la strada a uno studio di fattibilità per rafforzare il distretto locale della pelle. Il Forum Imprenditoriale Italia-Senegal di Dakar ha permesso confronti diretti con istituzioni e concerie locali.

In Kenya, la collaborazione con la Kenya Association of Manufacturers punta a un accordo strutturale per modernizzare la filiera, mentre il dialogo con Equity Bank mira a facilitare l’accesso al credito per chi investe in tecnologie italiane.

In Egitto prosegue il supporto alla Robbiki Leather City, il nuovo distretto industriale a 40 km dal Cairo. Entro fine 2025 sarà completato il trasferimento delle concerie verso la nuova area produttiva.

In Tunisia, la linea di credito AICS da 55 milioni di euro sostiene l’acquisto di macchinari italiani da parte delle PMI locali. In Niger, il progetto PISIE prevede assistenza tecnica nei distretti di Tahoua e Tamaské. In Etiopia, infine, è stato avviato un canale diretto con il Governo per esplorare percorsi di sviluppo industriale e future missioni B2B.

 

UN INVESTIMENTO SUL FUTURO

La presenza italiana in Africa non è frutto di improvvisazione, ma strategia di lungo periodo. Una strategia che il Piano Mattei, messo a punto dal Governo Italiano, inquadra come priorità nazionale e che trova nelle macchine per pelle e calzatura uno dei suoi asset più credibili. Perché vendere tecnologia significa anche esportare un modello industriale: quello italiano, fatto di competenza, relazione e visione.


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