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“Serve un piano industriale” è l’appello risuonato durante gli Stati Generali della pelletteria italiana 2025

News brevi

Maggio 2025

“Serve un piano industriale” è l’appello risuonato durante gli Stati Generali della pelletteria italiana 2025

Fare sistema per affrontare le sfide globali: le imprese della pelletteria tracciano la rotta del futuro e chiamano all'azione politica le istituzioni. Presentato lo studio strategico realizzato in collaborazione con TEHA Group: non solo numeri e trend, ma proposte, visione e obiettivi concreti.

Il nostro primato nel mondo non può essere dato per scontato”, ha dichiarato Claudia Sequi, Presidente di Assopellettieri. “Servono interventi strutturali e una reale politica industriale condivisa, per assicurarci tale primato anche nel futuro”. È questo il messaggio, l’appello forte e deciso che ha chiuso la mattinata di lavoro della quinta edizione de “Gli Stati Generali della Pelletteria Italiana”, organizzata da Assopellettieri – l’Associazione che rappresenta le imprese italiane di pelletteria, aderente a Confindustria e a Confindustria Accessori Moda  – in partnership con The European House – Ambrosetti e in co-promozione con il Comune di Firenze.

Claudia Sequi, Presidente di Assopellettieri

Il solenne Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze ha ospitato i tanti operatori italiani del settore pelletteria che insieme, nel 2024, hanno realizzato oltre 12 miliardi di euro di fatturato e un saldo commerciale tra i più attivi d’Europa (seppur in decrescita rispetto all’anno precedente, -9%). Con questi numeri la pelletteria italiana si conferma un pilastro strategico del Made in Italy. L’Italia, infatti, è oggi il secondo esportatore mondiale dopo la Cina, grazie a un modello produttivo diffuso, competitivo e fortemente identitario. Ma per mantenere saldo questo ruolo centrale nel mercato, l’eccellenza non basta. Serve lavorare, e serve farlo in fretta, a un piano industriale serio e lungimirante che sostenga la pelletteria italiana in un mondo che produce di continuo cambiamenti epocali destabilizzanti, come ha spiegato Dario Fabbri, Direttore del mensile Domino. La sua accurata lettura dello scenario-geopolitico ha chiarito come l’attuale conflitto tariffario in atto sia dovuto al tentativo di conquistare l’egemonia sui commerci marittimi che veicolano il 96% delle merci in transito nel mondo. Una guerra di dazi di cui non è facile immaginare le ricadute a livello economico sulla manifattura italiana.


In un videomessaggio Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy, ha ribadito l’importanza del comparto pelletteria per l’economia nazionale, sottolineando la necessità di fare sistema tra tutti gli attori della filiera. Ha anche introdotto alcuni dei temi importanti trattati nella mattinata: formazione, adeguamento delle filiere, il protezionismo la concorrenza sleale di alcuni Paesi, l’adozione di tecnologie abilitanti. Ha ricordato come “il Ministero abbia definito misure per circa 250 milioni di euro a favore di micro, piccole e medie imprese del settore moda. Di questi, 100 milioni sono dedicati al sostegno dello sviluppo di aggregazioni fra le imprese, tanto importanti per potersi confrontare con le sfide del mercato globale.” Urso ha ricordato anche l’impegno del Governo nella valorizzazione di professionalità specializzate sempre più difficili da reperire, attraverso nuovi percorsi formativi e promuovendo l’attrattività dei posti di lavoro della manifattura: “Solo il 20% della forza lavoro del settore è composta da giovani sotto i 30 anni. Questo trend va contrastato. Ci stiamo muovendo anche per favorire il passaggio di know-how fra le generazioni incentivando l’assunzione di giovani sotto i 35 anni.”

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Cuore pulsante dell’edizione 2025 è stata la presentazione ufficiale del nuovo Studio Strategico sul settore della pelletteria italiana frutto del lavoro condiviso tra TEHA, Assopellettieri e uno Steering Commitee di sei persone, rappresentanti delle tre anime del settore pellettiero italiano: brand, grandi produttori e PMI a marchio proprio.

La prima parte dello studio, restituisce una panoramica dettagliata del settore da cui sicuramente emerge la conferma della leadership italiana nella pelletteria di alta gamma: con 4.532 imprese attive, circa 49.000 addetti e un fatturato di 12 miliardi di euro nel 2024, l’Italia si attesta come il primo produttore europeo, rappresentando da sola il 47% del giro d’affari continentale. Un primato ottenuto nel tempo grazie a un tessuto imprenditoriale coeso e performante, strutturato in distretti industriali che favoriscono qualità, flessibilità e un elevato grado di integrazione tra le fasi della filiera; primato che però va difeso e sostenuto.

A presentare la ricerca è stato Flavio Sciuccati, Senior Partner di The European House – Ambrosetti. Il suo intervento ha inquadrato con lucidità le fragilità e le potenzialità del comparto. Guardando al futuro ha lanciato un monito chiaro: “abbiamo un sistema unico al mondo, ma non siamo abbastanza bravi a raccontarlo. Se non rafforziamo leadership e attrattività, rischiamo di perderlo”. Le sue parole hanno accompagnato i numeri del report, stimolando la riflessione corale sull’urgenza di fare sistema e sottolineando la necessità di rafforzare la competitività e l’attrattività del sistema nel suo complesso, promuovendo un modello di cooperazione lungo tutta la filiera, in grado di valorizzare la complementarità tra grandi gruppi, PMI e fornitori.

Raccomandazioni

Ma è nella seconda parte del report che si delinea con chiarezza la proposta strategica per il futuro da parte dell’Associazione. Un vademecum articolato in sei raccomandazioni operative per il settore e allo stesso tempo un appello alle Istituzioni per affrontare le sfide attuali con strumenti efficaci e per rafforzare e consolidare la leadership internazionale del Made in Italy.

La prima raccomandazione invita a promuovere la sostenibilità economica lungo tutta la filiera, attraverso misure fiscali dedicate, incentivi alla crescita e alla stabilità, e una più equa distribuzione del valore. Segue l’indicazione a costruire un patto di legalità e trasparenza, rafforzando gli strumenti di tracciabilità, ma anche la compliance normativa e contrattuale, per generare fiducia e ridurre le distorsioni. Puntare alla sostenibilità ambientale e sociale come tratto distintivo del Made in Italy, per rafforzare l’immagine del comparto sui mercati internazionali, è la terza raccomandazione.

Emerge poi la necessità di attrarre e formare nuovi talenti, costruendo uno storytelling condiviso che valorizzi i mestieri tecnici e artigianali, promuovendo collaborazioni con istituti formativi e incentivando l’integrazione della forza lavoro straniera.

Altrettanto centrale è il tema dell’innovazione artigianale: non si tratta di sostituire il sapere manuale, ma di affiancarlo con tecnologie avanzate, digitalizzazione e interazione uomo-macchina per migliorare qualità, tracciabilità e attrattività del lavoro.

Infine, l’associazione focalizza l’attenzione sul potenziamento dell’internazionalizzazione, chiedendo supporto per le aziende nell’intercettare nuovi mercati, semplificando l’accesso agli strumenti di finanziamento per l’export e consolidando il ruolo strategico delle fiere come piattaforme di visibilità.

Tra i momenti significativi della mattinata anche la tavola rotonda sul futuro del settore che ha affrontato grandi temi quali sostenibilità, innovazione tecnologica, internazionalizzazione e formazione, attrazione. A parlare, Yoann Regent di Bottega Veneta, Massimo Giardiello (MADE Competence Center), Enrica Baccini di Fondazione Fiera Milano e Antonella Vitiello (MITA Academy).

In chiusura, la Presidente di Assopelletieri, Claudia Sequi, ha ribadito: “La politica industriale non può essere più rimandata e va costruita tutti insieme, noi siamo pronti e disponibili”, e ha concluso con un appello: “Serve un patto chiaro tra associazioni di categoria e Governo per garantire un futuro solido a un settore che è già simbolo del Made in Italy nel mondo”.

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