Arsutoria Studio

Pelletteria italiana: il 2024 inizia in salita

News brevi

Luglio 2024

Pelletteria italiana: il 2024 inizia in salita

Nel primo trimestre calano l’export (-11,8%) e il fatturato (-12% nell’indagine tra gli associati), mentre la domanda interna resta piatta (+1,4% il valore delle vendite al dettaglio su gennaio-marzo 2023, ma ancora al di sotto del -1,3% rispetto ai livelli pre-Covid). Rallenta il lusso.

Secondo la Nota congiunturale elaborata dal Centro Studi di Confindustria Moda, il 2024 si preannuncia un anno difficile per la pelletteria italiana. I dati relativi al primo trimestre 2024, infatti, confermano l’estrema debolezza della domanda (in primis quella internazionale), con un’ulteriore stretta sugli ordinativi e conseguenti ripercussioni sull’attività produttiva delle aziende.

Il dato più significativo è costituito dal -18,1% evidenziato dall’indice Istat della produzione industriale per la voce “Articoli da viaggio e di pelletteria” nei primi 3 mesi dell’anno a confronto col corrispondente periodo 2023, che spiega il motivo del nuovo massiccio ricorso agli strumenti di integrazione salariale e getta più di un’ombra sull’andamento delle vendite nei mesi successivi.

Le indicazioni raccolte nel maggio scorso tra gli imprenditori pellettieri associati attraverso la consueta indagine campionaria descrivono un quadro altrettanto sfavorevole, stimando in un -12% il calo medio complessivo del fatturato rispetto a gennaio-marzo 2023 tra le aziende campione.

Analizzando più da vicino i dati Istat ad oggi disponibili, emerge come, nei primi 3 mesi dell’anno, siano stati venduti all’estero beni di pelletteria per 2,66 miliardi di euro, pari al -11,8%, con una diminuzione anche nei KG (-4,8%). L’esame per destinazione mostra performance migliori per gli sbocchi comunitari (che limitano la flessione in valore su gennaio-marzo 2023 ad un -0,9%) rispetto ai mercati extra-UE (in calo invece nel complesso del -16,3%). Tra i partner dell’Unione Europea, la Francia – prima destinazione in assoluto, con una quota sul totale export italiano attorno al 16%, nelle cui cifre rientrano anche prodotti realizzati per le griffe francesi del lusso – evidenzia una contrazione del -4,9% (molto più severa nei KG: -27%). Tiene la Germania (al 6° posto nella graduatoria in valore, ma al 1° per KG), che, a fronte di un timido -0,4% in valore, registra un +8,2% in volume. Aumentano in valore, infine – e in diversi casi a doppia cifra – tutti gli altri principali membri UE: Spagna, Polonia, Paesi Bassi, Austria e Grecia. Tra gli sbocchi extra-UE spicca invece il crollo della Svizzera (-76% in valore su gennaio-marzo 2023 e -54,4% nei KG), tradizionale piattaforma logistica delle multinazionali della moda: un dato legato ad un cambio nelle strategie distributive delle griffe, che hanno sostituito il transito negli hub elvetici con la spedizione diretta ai mercati finali.

In Estremo Oriente – dove l’export di pelletteria è rimasto nell’insieme pressoché stabile nella prima frazione dell’anno (-0,5%) -, crescite in valore hanno interessato il Giappone (+3,5%), Taiwan (+8,7%), la Thailandia (+15,6%), Singapore (+3,3%) e soprattutto Hong Kong (+29,7%, che ha ridotto sensibilmente il gap col 2019). In calo invece i due mercati principali dell’area: la Cina (-4,8%) e la Sud Corea (-9,4%), che occupano il 3° e 4° posto nella classifica generale dell’export. In Medio Oriente si è avuto un balzo degli Emirati Arabi (+75% circa) e ottime performance in Qatar (+12,7%); in entrambi i casi tali aumenti sono stati accompagnati da flessioni non marginali nei KG. Stenta il Nord America (-0,3% in valore gli Stati Uniti e -9,5% il Canada) benché, grazie agli ottimi risultati conseguiti nel 2022, il raffronto coi livelli 2019 ponga i valori attuali di oltre l’85% al di sopra di allora.

Dal punto di vista merceologico, risultano in calo in valore sia le esportazioni di prodotti in pelle (-14,8%), che quelle di beni in succedaneo (-4,8%), che però aumentano nei KG (+13,7%). Riduzioni superiori al -10% hanno interessato le due principali voci merceologiche, ovvero le borse (che coprono oltre il 70% delle vendite estere in valore), scese del -12,2% rispetto ai primi 3 mesi 2023, e la piccola pelletteria (-16,3%). Tra le restanti tipologie, perdono terreno anche le cinture, -12,7%, mentre appaiono stabili le valigie e gli articoli da viaggio (+0,2%).

L’import nei primi 3 mesi dell’anno corrente ha registrato una riduzione del -7,5% a valore, con un -1,2% nei KG.

Il saldo commerciale settoriale, pur restando largamente in attivo per 1,79 miliardi di euro, è risultato in calo del -13,8% su gennaio-marzo 2023.

Sul fronte interno, l’indice Istat del valore delle vendite del commercio al dettaglio in Italia (riferito a “pelletteria + calzature”) mostra nei primi 3 mesi un debole aumento (+1,4%), che lascia comunque i livelli attuali ancora al di sotto del -1,3% di quelli (già largamente insoddisfacenti perché segnati da una continua lenta erosione negli anni precedenti) dello stesso periodo 2019 pre-pandemia.

Le suddette indicazioni, relative ai risultati conseguiti nel primo trimestre e alle attese per il secondo, fanno stimare per i primi 6 mesi dell’anno una flessione del fatturato superiore al -9% e allungano i tempi della ripartenza.

Altre news che potrebbero interessarti