La rete Tuscany4Shoes si concentra sulla sostenibilità
News brevi
Giugno 2025
Il titolo "Green Day" dell'evento svoltosi con il sostegno del Comune di Capannori il 27 giugno 2025 sintetizza I tanti interventi riguardo moda sostenibile e responsabilità ambientale.
Si è svolta nella splendida cornice di Villa Bruguier, a Capannori, una giornata dedicata alla moda sostenibile, alla responsabilità ambientale e alla valorizzazione della filiera produttiva del comparto calzaturiero e della moda. È stato questo il cuore del GREEN DAY, l’evento promosso dalla Rete Tuscany4Shoes, realtà che aggrega oggi oltre 60 imprese del mondo delle calzature e della moda, con sede al Polo Tecnologico di Capannori.
L’appuntamento si è aperto in prima mattina con i saluti istituzionali di Giordano Del Chiaro, Sindaco di Capannori, della Consigliera Regionale Valentina Mercanti e della Sindaca di Scandicci Claudia Sereni. Per la Rete Tuscany4Shoes Serena Cecchini, Presidente, e Pietro Angelini, direttore di NAVIGO, Temporary Manager della Rete.
Al centro dell’agenda, la sostenibilità applicata alla moda e al territorio, con gli interventi di Silvia Gambi (Solo Moda Sostenibile), Marco Zappolini (ESG Italia), e Tonja Pierallini referente del progetto “Terra di Tutti”, e Matteo Pasca, direttore di Arsutoria.
Oltre agli interventi già menzionati anche uno spazio dedicato alla presentazione del progetto“Shoes ID”, realizzato in collaborazione con NAVIGO, Lucense e CAEN, volto a rafforzare l’identità della scarpa toscana attraverso innovazione, tracciabilità e tecnologie digitali.
Ha chiuso I lavori un ricco panel di alcune delle più importanti maison internazionali e aziende della filiera che hanno raccontato buone pratiche, sfide e strategie per una moda sempre più attenta all’ambiente e al futuro.
“Con la prima edizione di GREEN DAY abbiamo voluto dimostrare come sostenibilità, innovazione e filiera non siano solo parole chiave, ma azioni concrete che le nostre imprese mettono in campo ogni giorno. La moda toscana ha un’identità forte, radicata nel territorio e capace di affrontare con visione le sfide ambientali e sociali, a livello territoriale ma anche internazionale” – ha dichiarato Serena Cecchini – “Questo evento è un passo in avanti per rafforzare la nostra rete, attivare nuove connessioni e costruire insieme un futuro più responsabile”.
APPROFONDIMENTO
C’è un’idea antica che torna a farsi spazio tra le pieghe di una filiera sempre più complessa: fare sistema. E non perché va di moda e tutti ne parlano, ma per necessità. Unirsi per vincere le sfide del mercato è la sottotraccia che ha sorretto la maggior parte degli interventi del convegno.
SOSTENIBILITÀ: DA COSTO A LEVA STRATEGICA
Il convegno ha dato ampio spazio al tema ESG, mostrando come la sostenibilità non sia più un’opzione reputazionale, ma una condizione abilitante per accedere ai mercati e alla finanza. Marco Zappolini (ESG Italia) lo ha detto con chiarezza: “Le imprese devono iniziare a testare il proprio livello di conformità. I protocolli non sono loghi da esibire, ma strumenti di governance, competitività e accesso ai fondi”.
Lo stesso vale per chi ha trasformato la sostenibilità in impresa: il progetto “Terra di Tutti” è un caso esemplare. Recupera materiali, li rigenera in oggetti di design (a partire da ombrelli rotti, banner fieristici, scarti tessili) e al tempo stesso inserisce nel mondo del lavoro persone fragili, creando una filiera sociale ed estetica allo stesso tempo. Un laboratorio di artigianato innovativo, radicato nel territorio.
DALLA FILIERA ALL’ECOSISTEMA
A margine del convegno, sono intervenuti anche rappresentanti di brand internazionali. Il messaggio è convergente: occorre trasparenza, tracciabilità, e un salto culturale nella relazione tra brand e fornitori. «Oggi i clienti ci chiedono: chi ha fatto questo prodotto? Dove? In quali condizioni?», ha ricordato Luca Perone. Per questo la sostenibilità deve diventare un asset strategico, non un’etichetta da marketing.
IL FUTURO È NEL DIALOGO TRA PICCOLI E GRANDI
Il confronto con il modello francese – più centralizzato e strutturato – è stato utile per riconoscere i limiti ma anche i punti di forza del sistema italiano, fondato su distretti e piccole imprese. Ma serve una strategia. Perché senza politiche pubbliche orientate e senza un cambio di mentalità dei grandi brand, i piccoli rischiano di restare soli davanti a normative sempre più stringenti (come l’eco-design europeo o il passaporto digitale di prodotto).
DAL SAPER FARE AL SAPER TRASMETTERE
Il “saper fare” italiano è un patrimonio. Ma non basta conservarlo: va trasmesso. È questo il cuore della riflessione sulla formazione emersa durante il convegno. Non si tratta solo di insegnare gesti tecnici, ma di creare sistemi didattici capaci di integrare manualità, organizzazione e innovazione. Come ha sottolineato Matteo Pasca di Arsutoria, “la formazione professionale non può basarsi solo sulla teoria o sull’affiancamento passivo: servono protocolli didattici precisi, ambienti di lavoro stimolanti e macchine adeguate al mondo produttivo reale”.
Le aziende più strutturate stanno già investendo nella costruzione di una “biblioteca dei gesti” e in corsi interni che permettano il passaggio generazionale di competenze. Ma è la sinergia tra pubblico e privato a fare la differenza: il ricorso ai fondi formativi, l’utilizzo degli ITS e la collaborazione con enti di formazione diventano elementi chiave. Un esempio concreto? I percorsi co-progettati per formare figure ormai rare come le giuntatrici, attraverso corsi intensivi su misura. Perché un distretto non è competitivo solo quando innova i prodotti, ma quando innova le persone.
CONCLUSIONI: IL COSTO DI NON FARE NULLA
“Che costo ha se non lo faccio?”. È la domanda che Francesco Cosentino (Antica Valserchio) ha lasciato cadere in platea. Riguardava la digitalizzazione, ma potrebbe valere per ogni tema trattato: sostenibilità, formazione, tracciabilità, filiera. È questo il punto: oggi il vero rischio non è investire. È restare fermi.
Ecco allora che il modello “Tuscany4Shoes” si presenta non come un traguardo, ma come un metodo. Un modo di affrontare la complessità con l’energia del collettivo.
Matteo Pasca, Direttore Arsutoria School, durante il suo intervento al convegno organizzato da Tuscany4Shoes
A PROPOSITO DI TUSCANY4SHOES Tuscany 4 Shoes è una rete di imprese rappresentative del comparto calzaturiero che nasce per essere strumento al servizio del settore, per conoscerlo, rafforzarlo, promuoverlo, internazionalizzarlo. T4S da un lato punta ad essere elemento di supporto delle imprese in una fase difficile del mercato calzaturiero e di grande cambiamento e dall’altro interlocutore tecnico privilegiato per dare giuste informazioni agli Enti, amministratori pubblici, associazioni di categoria. Nasce dall’idea di credere nella forza degli aggregati dal basso, trasversali e complementari rispetto al meccanismo associativo e in risposta alle esigenze di aggregazione e condivisione delle imprese. Fra le sue file, oggi conta 59 aziende (+4 richieste di ingresso), tra cui 21 calzaturifici, 20 fornitori, 6 componentisti e 5 del commercio.
La 22a Conferenza Internazionale sulla Tecnologia della Calzatura, che si terrà aShanghai (Cina), dal 31 agosto al 3 settembre 2025, ha attirato l'attenzione dell'industria calzaturiera a livello mondiale.