Germania: vietato usare l’etichetta “pelle di mela”
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Luglio 2025
L’associazione conciaria tedesca (VDL) ottiene un’importante vittoria in tribunale
Con una sentenza storica che difende i diritti dei consumatori, il Tribunale Regionale Superiore di Colonia ha ufficialmente vietato a Mina Merchandising GmbH, società di proprietà del personaggio televisivo Martin Rütter, di commercializzare prodotti sintetici utilizzando il termine ingannevole “pelle di mela”.
La decisione, emessa il 4 luglio 2025, fa seguito a un ricorso legale avviato dal Verband der Deutschen Lederindustrie e.V. (VDL) – associazione conciaria tedesca aderente a COTANCE, dopo che Mina Merchandising si era rifiutata di ottemperare a un avvertimento sulla pubblicità ingannevole di collari per cani a base di materiali sintetici etichettati come “pelle di mela”. Il tribunale si è schierato a favore della VDL, confermando che il termine “pelle” può essere utilizzato solo quando un prodotto è fatto interamente o parzialmente di pelle animale.
Il ricorso legale, presentato dalla VDL, sosteneva che l’etichettatura di prodotti a base di plastica presentati come “pelle di mela” traesse in inganno i consumatori e minasse l’integrità della vera pelle. Sebbene il tribunale di primo grado avesse respinto la richiesta, il Tribunale regionale superiore ha ribaltato la decisione in appello, concordando sul fatto che l’uso del termine “pelle di mela” senza l’effettivo contenuto di pelle è ingannevole e illegale.
“Questa non è solo una vittoria per l’industria della pelle, è una vittoria per i consumatori e per la verità nel marketing. Non siamo contrari all’innovazione, ma siamo contrari a etichette fuorvianti che confondono gli acquirenti e svalutano i materiali tradizionali e naturali” ha commentato Gustavo Gonzalez-Quijano, Segretario generale di COTANCE.
Questa sentenza invia un messaggio forte a tutti i marchi e agli operatori commerciali dell’UE e non solo: i materiali derivati da scarti di frutta, plastica o composti sintetici non possono essere commercializzati come “pelle”, un termine protetto che implica un’origine naturale e un processo di produzione specifico. L’uso di termini vaghi o “greenwashed”, come “pelle” vegana o “pelle di mela”, rischia di violare le leggi sulla protezione dei consumatori, inducendo il pubblico a credere di acquistare un prodotto autentico e sostenibile.
“Non siamo contrari a nuovi materiali, ma non vogliamo che questi materiali vengano chiamati pelle per ingannare i consumatori”, ha dichiarato Andreas Meyer, amministratore delegato di VDL.
La sentenza iniziale del tribunale del 2024 aveva respinto il reclamo di VDL, sostenendo che il colore del collare (blu) era sufficiente a dissipare la confusione. Tuttavia, in appello, il Tribunale regionale superiore ha respinto questa logica e ha confermato l’argomentazione principale: “pelle” deve significare pelle. La sentenza ribadisce che prefissi come “mela”, “rabarbaro” o “cactus” non giustificano l’uso improprio della denominazione pelle se non è presente vera pelle animale.
COTANCE plaude agli sforzi persistenti di VDL nel creare questo precedente legale. Poiché pratiche ingannevoli simili si diffondono in tutti i mercati, questa decisione rafforza l’urgente necessità di norme a livello europeo che proteggano l’autenticità della pelle e garantiscano condizioni di parità nell’etichettatura dei prodotti.
Il primo trimestre 2025 si apre in salita per la pelletteria italiana: export giù dell’8,5%, produzione in calo a doppia cifra e domanda interna ancora stagnante. Il comparto, nonostante un saldo commerciale positivo, fatica a ritrovare lo slancio. A pesare sono i conflitti internazionali, l’incertezza economica e i dazi USA.