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Calzature IGP: la tradizione Fermano-Maceratese alla conquista dell’Europa

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Settembre 2025

Calzature IGP: la tradizione Fermano-Maceratese alla conquista dell’Europa

Il distretto calzaturiero Fermano-Maceratese si prepara a ottenere la prima Indicazione Geografica Protetta europea per le calzature, grazie a un progetto ambizioso che unisce tradizione artigianale, innovazione normativa e visione imprenditoriale.

Eleonora Ferracuti

Se il business delle calzature è guidato dal ritmo imposto dal mercato globale, è proprio questo ritmo che Eleonora Ferracuti, consigliera Provinciale di Fermo, ha saputo interpretare quando ha lanciato il progetto di Indicazione Geografica Protetta (IGP) per rilanciare il settore calzaturiero del Fermano-Maceratese. Un progetto che non è solo una scommessa sul futuro, ma una rivoluzione silenziosa che potrebbe ridefinire i confini della manifattura europea.

 

LA SVOLTA NORMATIVA

Dal 1° dicembre 2025, sarà possibile presentare in Italia una domanda di registrazione di indicazione geografica protetta anche per i prodotti artigianali e industriali. Non più solo parmigiano e prosciutto: ora anche scarpe, borse e manufatti potranno fregiarsi dello stesso riconoscimento che ha reso celebri i prodotti agroalimentari italiani nel mondo.

Il merito di questa apertura storica? Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che si è fatto portavoce in Europa per l’emanazione del Regolamento UE 2023/2411, a novembre 2023. Una vittoria diplomatica che apre scenari inediti per l’artigianato europeo.

 

IL CONSORZIO CHE FA LA DIFFERENZA

Si è costituito il Consorzio Calzature Fermano-Maceratese nel territorio provinciale di Fermo a metà novembre 2024, sotto la presidenza di Germano Craia. La sede? Monte Urano, non a caso: il cuore pulsante di un distretto che da decenni detta legge nella produzione calzaturiera italiana.

Hanno già dato il proprio appoggio, i comuni di Monte Urano, Porto Sant’Elpidio, Montegranaro, Fermo, Sant’Elpidio a Mare, Torre San Patrizio, Monte San Pietrangeli, Montecosaro, Civitanova Marche, Corridonia, Morrovalle e Monte San Giusto. Un’adesione così ampia non è casuale: quando dodici comuni si uniscono per un obiettivo comune, significa che l’idea ha fondamenta solide.

Germano Craia

 

LA STRATEGIA DEL COINVOLGIMENTO

«Vogliamo coinvolgere i giovani e renderli ancora più partecipi di un settore che caratterizza il territorio», dichiara la consigliera Ferracuti. E l’ha fatto davvero, con un contest rivolto agli studenti delle scuole superiori per realizzare il logo dell’IGP Calzatura. Per il vincitore un premio di 400 euro.

Non è solo marketing territoriale. È una mossa strategica che riconosce una verità scomoda: senza il coinvolgimento delle nuove generazioni, anche il progetto più brillante rischia di rimanere lettera morta. Tanti dei ragazzi coinvolti sono figli di chi lavora nel settore calzaturiero. Il cerchio si chiude, la tradizione trova nuova linfa.

 

DISCIPLINARE: LA SFIDA FINALE

Ora arriva il momento della verità: definire il disciplinare di produzione. «Dobbiamo definire le fasi di lavorazione da inserire e molto altro, sarà una discussione seria e approfondita», avverte il presidente della Provincia di Fermo, Ortenzi. Una discussione che non ammette errori, perché «una volta scritto, non si potrà cambiare».

La domanda cruciale: quante lavorazioni devono essere eseguite nel territorio per ottenere il marchio IGP? Ne basta una (come prevede il testo europeo della legge) o devono essere tutte? La risposta determinerà il successo o il fallimento dell’intera operazione.

 

INNOVAZIONE REALE

L’iniziativa ha ricevuto un riscontro positivo dalle principali associazioni locali, tra cui Confindustria, Confartigianato, CNA, Claai, CGIL e UIL. Perché accordi come questo protocollo d’intesa sono fondamentali: uniscono le forze, mettono a sistema competenze e risorse.

L’obiettivo è ambizioso ma chiaro: «essere tra i primi a essere riconosciuti come eccellenza europea a livello di artigianato». Una corsa contro il tempo che potrebbe ridefinire non solo l’immagine del distretto fermano-maceratese, ma l’intero panorama manifatturiero italiano.

La partita è aperta. E stavolta, a giocarla, non sono solo gli imprenditori: sono intere comunità che scommettono sul proprio futuro industriale.

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