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Bioshoes4all guida la transizione green dell’industria calzaturiera

Il talk Bioshoes4all, organizzato da MICAM, ha riunito quattro leader del settore per discutere di trend globali, innovazione sostenibile ed ecodesign come driver del futuro della calzatura.

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Ottobre 2025

Bioshoes4all guida la transizione green dell’industria calzaturiera

L’incontro, moderato da João Maia, Direttore Generale di APICCAPS – l’associazione dei calzaturieri portoghesi – ha offerto una panoramica su tre dimensioni: l’analisi dei trend globali, le nuove soluzioni di prodotto sostenibili e il ruolo centrale dell’ecodesign nella formazione e nello sviluppo industriale.

Un’industria globale in trasformazione

Aprendo la sessione, Joana Vaz Teixeira di World Footwear ha presentato i dati del World Footwear Yearbook 2025, analizzando l’andamento del settore calzature: la produzione mondiale ha raggiunto 23,9 miliardi di paia nel 2024, ma la crescita nell’ultimo decennio è stata minima (+3,9%) rispetto all’aumento della popolazione.

Per quanto riguarda i paesi produttori, quasi il 90% delle calzature è realizzato in Asia, con un progressivo spostamento delle quote dalla Cina ai Paesi limitrofi. Allo stesso tempo, il prezzo medio all’export ha registrato un calo del 4% nel 2024, segnalando un mercato sempre più complesso e competitivo.


La nuova generazione di prodotti sostenibili

Il cuore del talk è stato l’intervento di Maria José Ferreira, Direttore di ricerca del Centro Tecnologico Calzaturiero (CTCP) e responsabile del progetto BioShoes4all di cui ha presentato i risultati.

BioShoes4All è la più grande iniziativa mai intrapresa dall’industria calzaturiera portoghese, con 70 partner coinvolti e un investimento di oltre 60 milioni di euro.

Tra le innovazioni comunicate da Maria José Ferreira figurano biomateriali ottenuti da sottoprodotti agroalimentari, come gusci di riso, castagne, bucce di pomodoro, alghe, conchiglie di cozze, fondi di caffè o corteccia di pino, insieme a bio-chemicals locali per la concia della pelle, capaci di sostituire sostanze importate e ridurre fino al 50% l’uso di acqua e prodotti chimici.

Il progetto ha anche sviluppato componenti e suole in materiali riciclati, tra cui EVA, gomma, cuoio e PVC, con un contenuto di riciclato che può arrivare a toccare il 90%. A completare il quadro, nuovi processi circolari consentono di valorizzare non solo gli scarti della produzione, ma anche i rifiuti post-consumo, come uniformi dismesse o calzature disassemblate.

Ferreira ha sottolineato come il progetto non sia importante solo per l’aspetto della ricerca tecnologica, ma anche per il movimento culturale che coinvolge aziende, istituzioni e consumatori nella transizione verso un modello circolare e “zero waste”.

Ferreira ha sottolineato che questi risultati rappresentano solo l’inizio: “Abbiamo più di 120 soluzioni già pronte o in fase di test, tutte misurate con metodologie scientifiche di LCA e PEF, per garantire trasparenza e credibilità. Non si tratta di greenwashing, ma di vera innovazione industriale”. Ad esempio, aggiunge: “Alcuni materiali come l’Ecolite Leather o i tessuti spalmati con oltre il 70% di bio-content sono già disponibili a livello industriale e applicabili non solo alle calzature, ma anche ad altri settori come l’automotive”.

 

L’ecodesign come chiave per il futuro

A chiudere la conferenza, Matteo Pasca, direttore di Arsutoria, che ha sottolineato l’importanza di integrare principi di ecodesign nei percorsi formativi che si occupano di design e sviluppo tecnico.

Tra le pratiche che andrebbero sempre più applicate in laboratorio e insegnate in aula: l’ottimizzazione dei consumi (pattern making e nesting più efficienti per ridurre scarti di pelle); progettazione mono-materiale, che semplifica il riciclo grazie all’uso di famiglie di materiali compatibili; e prototipazione digitale in 3D, che accelera lo sviluppo riducendo i campioni fisici.

Pasca ha evidenziato che la vera sfida non è solo tecnica ma culturale: il settore deve abituarsi a pensare e insegnare il design in ottica circolare, formando nuove generazioni di professionisti pronti a guidare il cambiamento.

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