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Conciatori: creiamo una casa comune a Bruxelles con gli altri materiali naturali

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Luglio 2025

Conciatori: creiamo una casa comune a Bruxelles con gli altri materiali naturali

L’Assemblea UNIC del 1° luglio a Milano fa il punto sulle attività svolte e annuncia importanti progetti per affrontare le sfide del futuro

Una relazione incentrata sulla necessità di presidiare il lavoro dei legislatori di Bruxelles quella del presidente UNIC, Fabrizio Nuti, ieri a Milano in occasione dell’Assemblea annuale dell’associazione delle concerie italiane. “Negli ultimi 4 anni – ha detto Nuti – le mie energie sono state praticamente assorbite dal contrastare il provvedimento n. 1115/2023, cioè il Regolamento anti-deforestazione, nella consapevolezza che, così com’è scritto, avrà effetti devastanti sul nostro settore”. Un impegno che si è concretizzato in lettere, incontri, sollecitazioni varie a europarlamentari, tecnici, lobbisti, ma anche nell’organizzazione di seminari e webinar culminati il 3 giugno al Parlamento Europeo, dove è stato presentato lo studio della Scuola Superiore Sant’Anna che dimostra come la pelle non sia un driver di deforestazione. Un lavoro enorme che finora ha apparentemente prodotto scarsi risultati ad esclusione di una lettera alla presidente UE Ursula Van der Leyen da parte del vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani che, dopo aver incontrato il presidente Unic, si è attivato “con solerzia e sembra aver compreso a pieno la gravità della situazione”.

Una casa comune a Bruxelles

Preso atto della difficoltà di modificare leggi già approvate, come appunto il Regolamento Anti-deforestazione (EUDR), i conciatori hanno recentemente trasferito gli uffici di Cotance (che rappresenta la concia europea) in una nuova grande sede a Bruxelles “che mi piacerebbe diventasse un punto di riferimento di tutte le associazioni della filiera pelle e non solo”. Ubicata vicino al Parlamento europeo, “potrebbe diventare la casa di tutti i materiali naturali come la lana, la seta, il cashmere, etc. che condividono con noi le problematiche e gli attacchi quotidiani”. L’unione fa la forza – ha spiegato Nuti – ed avere una voce comune vale l’investimento. Occorre fare attività di lobby, trasparente ma necessaria, anche per evitare che passino leggi pericolose proprio come è successo con l’EUDR. L’idea di collaborare con le altre filiere nasce dalla constatazione che tutti i materiali naturali hanno, proprio come la pelle, un indice di impatto ambientale molto elevato rispetto a materiali di origine petrolchimica come il Pvc, nylon e il poliestere. Una situazione paradossale dovuta a premesse erronee (nel caso della pelle, l’inclusione dell’allevamento che andrebbe scorporato essendo la pelle un sottoprodotto) che va cambiata portando avanti studi di LCA realizzati con dati scientifici precisi ed aggiornati, come ha avuto modo di spiegare nel successivo intervento anche lo specialista Federico Brugnoli, AD di SPIN360, grazie al cui lavoro è stato possibile abbassare lo score della pelle del 70% nel famigerato indice Higg relativo alla sostenibilità dei materiali.

 I nuovi progetti

Il presidente Nuti ha quindi ripercorso le molteplici attività svolte dall’associazione nell’ultimo anno. Tra le più importanti, la collaborazione con il Ministero del made in Italy per la stesura di un disegno di legge volto a creare un sistema di certificazione univoco nell’ambito della filiera della moda, ad opera di certificatori di terza parte, per difendersi dalla proliferazione degli audit dei clienti sui requisiti più disparati. Degno di nota è poi il nuovo progetto dedicato alla sostenibilità chiamato “Leather Leaders” sul quale UNIC sta lavorando insieme a SPIN360 ed altri partner e che si basa su tre pilastri fondamentali: collaborazione di filiera, scienza e dati, alleanze con settori affini (lana, seta, etc.). Si punta alla creazione di un gruppo ristretto di brand e aziende fornitrici per redigere un protocollo per il raggiungimento di obiettivi green e realizzare una piattaforma condivisa di innovazione e conoscenze che possa trainare tutto il settore.

 

I risultati 2024

Quanto ai risultati economici, il 2024 – ha ricordato il presidente UNIC – è stato un altro anno difficile, in cui hanno prevalso i segni negativi (produzione -4,5%, export -3,6%), frutto di una persistente sofferenza delle filiere moda, arredo e automotive. La conseguenza è che “si stanno moltiplicando i fenomeni di riorganizzazione industriale e commerciale. Le imprese si aggregano, le filiere si integrano, gli approvvigionamenti e gli investimenti finanziari si diversificano. E anche se probabilmente non saremo tutti d’accordo a riguardo, questo, secondo me, è un segno di salute per il settore, un indicatore del dinamismo che continua a pervadere il nostro mondo. Un brand del lusso non investe nel capitale sociale di una conceria se non crede nel materiale pelle. Così come un fondo finanziario non lo farebbe se reputasse che il business conciario non sia interessante nella marginalità di profitto”.

Gli ospiti

Dopo la relazione del presidente, il microfono è passato a Dario Fabbri, analista geopolitico e direttore della rivista Domino, che ha svolto una relazione incentrata sugli attacchi alla globalizzazione spiegando il senso della politica trumpiana sui dazi. Secondo l’esperto, il presidente USA non punta ad abbattere la globalizzazione, ma a ridefinirne gli equilibri a scapito di UE e Cina.

Numerosi gli interventi degli ospiti, tra cui Giovanna Ceolini (presidente Confindustria Accessori Moda), Agostino Apolito (direttore generale Assomac), Maurizio Maggioni (segretario nazionale UNPAC), Michele Matteoli (presidente Consorzio Conciatori Ponte a Egola), Riccardo Bandini (presidente Associazione Conciatori di Santa Croce sull’Arno), Roberto Giannoni (sindaco di Santa Croce sull’Arno), Mirko Balsemin (presidente della sezione Concia di Confindustria Vicenza) e Sonia Tosoni (segreteria di FILCTEM CGIL).

 

L’Assemblea UNIC si è svolta a Milano il 1° luglio
L’analista geopolitico Dario Fabbri è intervenuto all’Assemblea UNIC

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