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Sostenibilità, norme e innovazione: una visione per la filiera dell’accessorio metallico

A due anni dalla fondazione, il Consorzio Physis si è imposto come interlocutore tecnico di riferimento per la moda e il lusso. La Direttrice Tecnica Ester Falletta racconta i progressi compiuti nei tavoli internazionali, il progetto MRSL con ZDHC e la nascita di nuovi standard ISO dedicati agli accessori metallici. L’obiettivo? Costruire una filiera unita, armonizzata e pronta alle sfide europee della sostenibilità.

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Novembre 2025

Sostenibilità, norme e innovazione: una visione per la filiera dell’accessorio metallico
Ester Falletta

L’accessorio metallico è il laccio invisibile che lega tecnologia, estetica e sostenibilità nel mondo della moda. Eppure, fino a pochi anni fa, questa parte essenziale della filiera era priva di una voce tecnica riconosciuta ai tavoli internazionali. È proprio da questa consapevolezza che, nel 2022, è nato il Consorzio Physis, realtà che oggi rappresenta un punto di riferimento per il settore grazie a un approccio scientifico, coordinato e aperto alla collaborazione.
Ne parliamo con Ester Falletta, Direttrice Tecnica del Consorzio, impegnata nel promuovere progetti di normazione, sostenibilità e innovazione che stanno contribuendo a ridefinire gli standard globali del comparto.

 

Il Consorzio Physis è una realtà giovane ma già molto attiva. Qual è la sua origine e quali obiettivi si è posta fin dall’inizio?

«Il Consorzio è nato poco più di due anni fa, con l’obiettivo di creare un’alleanza solida tra le aziende della filiera dell’accessorio metallico per la moda e il lusso. L’idea è stata quella di ripensare il concetto stesso di filiera: non solo chi produce il componente finito, ma anche chi tratta le materie prime, chi sviluppa gli impianti, i software, le soluzioni digitali di supporto. In un settore così complesso, solo un approccio sistemico permette di innovare davvero

 

In pochi anni siete riusciti a farvi riconoscere come interlocutori tecnici ai tavoli internazionali. Che cosa vi ha spinto a intraprendere questo percorso?

«Tutto è partito da una constatazione: la mancanza di rappresentanza dell’accessorio metallico nelle sedi dove si scrivono le regole. Non eravamo presenti nei gruppi ISO, né nei comitati europei che definiscono gli standard ESG e di rendicontazione. Questo creava difficoltà concrete per le imprese, che si trovavano ad applicare norme pensate per altri settori, come la gioielleria o l’automotive.
Oggi, invece, partecipiamo direttamente alla definizione delle norme, dalle terminologie tecniche fino agli schemi di certificazione per la sostenibilità e la tracciabilità dei metalli preziosi.»

 

Uno dei risultati più rilevanti è la nascita del gruppo ISO dedicato ai test di corrosione per gli accessori metallici. Ci spiega di cosa si tratta?

«È stato un passo fondamentale. Fino a oggi non esistevano norme tecniche specifiche per valutare la durabilità e la qualità degli accessori metallici. Si usavano protocolli presi in prestito da altri settori – automotive oppure orologeria – con evidenti limiti di applicabilità.
A gennaio 2025 è nato il gruppo di lavoro WG5 – “Resistance testing”, che sta sviluppando i primi standard internazionali per i test di corrosione. Il primo riguarderà l’interazione tra accessori metallici e pellame, seguito poi da resistenza al sudore artificiale, resistenza all’abrasione, resistenza ad atmosfere corrosive e test di caduta. Si tratta di una svolta tecnica che offrirà finalmente criteri univoci di qualità per un comparto strategico del made in Italy.»

 

Parallelamente, il Consorzio è impegnato anche nella revisione dei criteri di sostenibilità. Qual è il vostro ruolo nei comitati europei?

«Siamo coinvolti nei lavori di EFRAG, il comitato che definisce le regole europee per la rendicontazione di sostenibilità. Qui mancava completamente la voce dell’accessorio metallico.

Abbiamo portato all’attenzione del gruppo tecnico l’importanza di includere la nostra filiera, perché standard non calibrati rischiano di penalizzare le PMI, che rappresentano la grande maggioranza del comparto. Il nostro contributo è servito a rendere le regole più concrete e applicabili, introducendo linee guida pratiche e casi d’uso reali.»

 

State lavorando anche con ZDHC per sviluppare la MRSL dedicata al metallo. Perché è un passaggio così importante?

«Perché mancava completamente una lista di sostanze chimiche vietate o limitate (MRSL) pensata per gli accessori metallici galvanizzati. Le aziende usavano elenchi presi da altri settori – come quello della pelle – con risultati spesso inadeguati.
Con ZDHC abbiamo avviato la redazione della sezione “metalli” della nuova MRSL, coinvolgendo formulatori chimici, produttori e brand. È un progetto complesso ma necessario, perché definisce finalmente criteri specifici per la nostra filiera. Contiamo di presentare la prima bozza entro fine 2025: sarà uno strumento operativo che permetterà alle aziende di lavorare in modo più sicuro e trasparente.»

 

Molte aziende lamentano la proliferazione di certificazioni e audit. Voi chiedete una maggiore armonizzazione degli schemi esistenti. In che senso?

«Oggi le imprese si trovano a gestire audit e certificazioni sovrapposte, spesso sugli stessi requisiti. È un dispendio enorme di tempo e risorse, anche per i brand. Noi stiamo lavorando per favorire l’armonizzazione tra i vari schemi – ambiente, salute e sicurezza, responsabilità sociale e molti in modo da evitare duplicazioni e riconoscere la validità dei controlli già effettuati. L’obiettivo è semplice: rendere la sostenibilità misurabile, ma anche accessibile. Non possiamo chiedere alle PMI di trasformarsi in “aziende che fanno audit e basta”.»

 

Guardando avanti, su quali priorità state concentrando gli sforzi del Consorzio Physis?

«Le nostre linee guida sono tre:

Consolidare la cultura della sostenibilità tecnica, accompagnando le imprese nell’adeguamento alle nuove normative europee;
Promuovere progetti condivisi di innovazione, come quelli su eco-design e nuovi materiali;
Semplificare e armonizzare gli strumenti di certificazione, per alleggerire il carico burocratico e valorizzare la qualità reale delle aziende.

Il Consorzio continuerà a lavorare come soggetto super partes, aperto a tutte le imprese della filiera, anche non consorziate. La nostra missione è fare sistema: costruire una base tecnica comune che renda il settore più competitivo, sostenibile e credibile a livello internazionale.»

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