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Marzo 2024
Negli ultimi anni alcuni stakeholder dell’industria del Fashion e Automotive stanno mettendo in discussione il paradigma di circolarità alla base del settore conciario, ovvero che le concerie sono trasformatori di un sottoprodotto dell’industria alimentare con conseguenti benefici di natura ambientale. Studi quali “Circumfauna” su iniziativa di Collective Fashion Justice, concludono, infatti, che dal punto di vista della sostenibilità risulta più conveniente non lavorare le pelli, ma inviarle in discarica e sostituirle con materiali alternativi (es. sintetici) [1].
Come è noto, dalle pelli grezze derivanti dalla macellazione, solo una parte viene destinata alla lavorazione del cuoio; gli strati non nobilitabili attraverso le lavorazioni conciarie sono utilizzati in altri settori industriali per la produzione, ad esempio, di gelatine, prodotti destinati alla cosmetica o all’agricoltura (fertilizzanti). Come riportato nel “Business case” pubblicato dal Markets Institute (World Wildlife Fund – WWF) [3], se le pelli grezze non fossero recuperate per la produzione di cuoio, il loro smaltimento in discarica comporterebbe il rilascio di gas serra [3] quali l’anidride carbonica e il metano, con conseguente impatto sull’ambiente. Il mancato riuso delle pelli grezze, di converso, comporterebbe la produzione di materiali da rivestimento alternativi. Tali materiali sono spesso identificati come “pelli” vegane, prodotte in molti casi da plastica, ovvero da materie prime derivanti da combustibili fossili [3].
La domanda a cui si vuole rispondere è: la produzione di cuoio è effettivamente un processo con bilancio positivo dal punto di vista ambientale? Oppure è più conveniente sostituirla con materiali alternativi e smaltire in discarica le pelli grezze dopo la macellazione?
A tale quesito è già stata data risposta nell’articolo del “Would it really be better to let hides rot than turn them into leather? No…“ di Leather Trade House pubblicato sul proprio sito leatheruk.org [2]. Nell’articolo viene ripreso il calcolo sulle emissioni di anidride carbonica eseguiti da Circumfauna [1], correggendo alcuni valori di CO2 emessa considerando il reale peso delle pelli grezze ed effettuando considerazioni sulla formazione di metano nei processi di degradazione della pelle in discarica.
In termini di bilancio di CO2 emessa la mancata valorizzazione conciaria di parte delle pelli grezze comporterebbe la sostituzione del cuoio con un materiale alternativo e lo smaltimento delle pelli, ovvero dovremmo confrontare la CO2 emessa per la produzione conciaria con la somma della CO2 derivante dalla produzione del materiale alternativo con quella legata allo smaltimento. Entrando nel dettaglio dei valori (escludendo per semplicità le emissioni derivanti dall’allevamento che sarebbero sempre presenti) e considerando come valido il bilancio che tiene conto esclusivamente della porzione di pelle grezza utilizzata nelle lavorazioni conciarie, i valori di CO2 [2] emessi per lo smaltimento in discarica, di produzione di pelli sintetiche [1] e di cuoio sono i seguenti:
* Emissioni da smaltimento in discarica della pelle: 4,08 – 8,78 kg CO2e/m2 [2]
* Emissioni per la produzione di pelle sintetica: 15,8 kg CO2e/m2 [1]
* Emissioni per la produzione di cuoio: 7,0 – 17,0 kg CO2e/m2
Nei dati riportati per le emissioni per smaltimento in discarica il valore massimo di 8,78 kg di CO2e tiene conto dell’impatto derivante dalla produzione di metano nel processo di degradazione della pelle in discarica. Inoltre, il valore riportato nello studio Circumfauna sulle emissioni di CO2 è superiore a quanto calcolato dalla SSIP in alcuni studi effettuati su concerie tipo per la produzione di pelli automotive metal free e pelli al cromo per calzatura, per le quali sono state rilevate emissioni reali comprese tra 7,0 e 11 kg CO2e/m2.
In tabella 1 è schematizzato il confronto tra la produzione di pelle con l’alternativa proposta di smaltimento in discarica e sostituzione con altro materiale da rivestimento, includendo valori minimi e massimi per quanto riguarda i dati di smaltimento e di produzione del cuoio.
Si evince ancora una volta che la lavorazione conciaria risulta effettivamente un processo con benefici dal punto di vista ambientale. A ciò si aggiunga, come affermato nel Business Case del Markets Institute [3], che dal punto di vista della circolarità la pelle può essere riciclata e riutilizzata e presenta durabilità superiore in confronto a molte alternative sintetiche.
a cura di
Ing. Rosario Mascolo, Coordinatore Tecnico-Scientifico Dipartimento Sviluppo Prodotto SSIP
Hanno collaborato Dott. Gianluigi Calvanese, Dott. Marco Nogarole
[1] https://circumfauna.org/leather-carbon-footprint
[2] https://leatheruk.org/would-it-really-be-better-to-let-hides-rot-than-turn-them-into-leather-no/
[3] https://files.worldwildlife.org/wwfcmsprod/files/Publication/file/3gs7vgqvmc_DCF_Leather_Business_Case_10_22_v4.pdf
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